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Aggiornato: 20 giugno 2025
Diremo che molto tempo prima voi ci avete fatto l'amore e godutala. DON FLAMINIO. La sua fama ci è contraria, perché è tenuta la piú onesta e onorata giovane che sia in Salerno. PANIMBOLO. Un poco di vero mescolato con la bugia fa creder tutta la bugia. Aggiungeremo che la povertá sia stata cagione della sua disonestá.
DON FLAMINIO. Il sentir ragionar di lei, di suoi pensieri e di quello che si tratta in casa, m'apporta non poco contento; e mi ha promesso alla prima commoditá darle una mia lettera.
Ma prima che morisse, desiderarei restituir l'onor che l'ho tolto, e scoprir l'inganno che l'ho fatto. PANIMBOLO. Ecco il vostro fratello che viene a voi. DON FLAMINIO. Don Ignazio ché al tradimento che v'ho fatto, non son degno d'esservi né di chiamarvi fratello, vengo a voi ad accusar il mio fallo: io son quello iniquo che avanzo d'iniquitá tutti gli uomini.
Riassumendo pertanto, prima di dipartirci delle monete di Cattaro, la enumerazione de' singoli conti e rettori che vi improntarono il loro nome o i loro stemmi, li registriamo nell'ordine cronologico, apponendo a ciascuno il numero che occupa nella serie, quale ce la lasciò Flaminio Corner, l'anno della elezione, e la qualit
DON IGNAZIO. Or questo è peggio, farmi penar di nuovo in ascoltar le tue scuse. Che hai tu fatto? SIMBOLO. Son stato al maestro delle vesti. DON IGNAZIO. Cominci da quello che manco m'importa. SIMBOLO. Cominciarò da quello che piú vi piace: sono stato a don Flaminio vostro fratello, per saper la risposta che ave avuto dal conte di Tricarico della vostra sposa.
DON FLAMINIO. Avete fatto molto male. DON IGNAZIO. Si ho fatto bene o male non l'ho da riporre nel vostro giudizio. DON FLAMINIO. Or non sapete voi ch'ella col far di sé copia ad altri dá da viver alla sua casa, la qual è piú povera di quante ne sono in Salerno e che senza la sua mercanzia non potrebbe sostenersi?
Il drudo Flaminio Malvezzi trovò la morte nel 1629 militando in Fiandra sotto le insegne del marchese del Vasto¹⁴: il marito Ulisse morí nel 1618, gi
DON IGNAZIO. Io per diligente informazione, che per molti giorni n'ho presa da molte onoratissime persone, ne ho inteso tutto il contrario. DON FLAMINIO. Dovete credere piú a me che a niuno. DON IGNAZIO. Credo a voi non al fatto. DON FLAMINIO. Anzi vo' che crediate al fatto istesso non a me.
DON IGNAZIO. Non vedi? lá dove l'aria è piú tranquilla e tutto gioisce, ivi è la sua persona. SIMBOLO. Ah, ah, ah! Ecco don Flaminio, state in cervello. DON FLAMINIO. Oh, signor don Ignazio, voi siate il ben trovato! DON IGNAZIO. E voi il benvenuto, carissimo fratello! DON FLAMINIO. Poni mano a darmi una buona mancia, ché onoratissimamente me l'ho guadagnata.
DON IGNAZIO. Che sai tu che questo mi piaccia? SIMBOLO. Ve l'ho intesa lodar molto di bellezza, pregate don Flaminio che tratti col conte ve la conceda, passegiate tutto il giorno sotto le sue fenestre, e il pregio che guadagnaste nella festa de' tori mandaste a donar a lei. DON IGNAZIO. E ciò m'importa manco del primo. SIMBOLO. Sono stato a madonna Angiola. DON IGNAZIO. Ben?
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