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Fra saccheggio e fetor di pestilenza incolume passai, d’infermi in traccia; e più d’uno spirò fra le mie braccia, da me bevendo una celeste essenza. L’acqua col cavo della mano offersi a bocche nello spasimo contorte. Bella più de la Vita a me fu Morte. Amai, baciai le piaghe che detersi.
Fetor di sangue guasto non la fece dare indietro, salsedine amara di lagrime non la scoraggiò, tenebra di coscienze brute attirò maggiormente il suo coraggio.
La dove più gli acherontei bollori Empiono di fetor gli antri focosi, Corron per notte di profondi orrori I fieri spirti in suo cammin dogliosi. Michel cinto di rai, cinto d'ardori, Come nel centro rimirogli ascosi, Ferma le piume, onde fornisce il tergo, Sopra il sogliar de l'infernale albergo.
Deggioti dir, che del seren le chiare Piagge perdeste? e ch'abbattuti e vinti Foste nel centro giù per entro un mare D'ardor, d'orrore e di fetor sospinti? E se d'abisso ne le pene amare Non giacquer vostri pregi affatto estinti, Certo si religò vostra possanza: Che dunque a voi per far minacce avanza?
"Ei non rispose, côlto da un accesso di tosse; "Il fetor della carcere gli grattava la gola. "Fui condotto all'aperto. Un frate colla stola "Negra mi passò accanto. Lo seguivan dei ceffi "Da ribaldi, che feano orribili sberleffi "A un meschin che legato ne veniva con loro. "Alla forca!... Alla forca!" gli gridavano in coro.
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