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Aggiornato: 3 giugno 2025


Per giungere alla piazza Fontana, egli aveva prese le vie poco frequentate; allorchè, tutto a un tratto, sentì chiamarsi per nome: a quella voce si guardò indietro.... e Damiamo vide Rocco che correva a lui. I due amici si fermarono. Dopo quel lungo colloquio, dopo quello scambio di ricordanze e di forti affetti a cui s'erano invano frapposte le porte del carcere, rivedevansi finalmente.

Per la via d'Empoli e per la valle dell'Elsa giunsero i due viaggiatori senza incontro sinistro presso Poggibonsi alle ore 8 di mattina, e si fermarono fuori dell'abitato alla casetta detta Bonfante, distante dal paese forse duecento metri.

Quando giunsero davanti al gran cancello della villa, si fermarono un po' timide, non avevano coraggio d'andare avanti. Anche Maria, che non era avvezza a frequentare la societ

In quel momento, per la via deserta, s'udì un gran rullìo di carrozze, e due legni si fermarono davanti al portone della palazzina. Eugenio, con gli occhi fuori della testa, si lanciò giù per le scale e nel portone s'incontrò col conte Ottavio Reginaldi, seguìto da un segretario di prefettura, da un sanitario municipale e da quattro guardie. Eugenio! esclamò il conte: e tu che ci fai, qua?

Quando poi le lettighe si fermarono, il pigiamento della moltitudine fu straordinario, chi sforzavasi a soverchiar l'altro, chi si alzava sulla punta dei piedi, chi cercava di sporger la testa fra quelle che si addensavano innanzi.

Parecchie, guidate dall’istinto, andarono dopo sei o sette ore di cammino, a picchiare agli usci delle stalle savoiarde; altre giunte alle basse regioni dove non era neve, si fermarono nei pascoli in attesa.

Con la faccia rivolta all'esercito veniente stettero immobili, finchè non fu avvicinato a tiro di balestra: allora spronarono precipitosi con l'aste basse, come se volessero assaltarlo: ma ad un tratto si fermarono e súbito dopo si divisero, figurando una battaglia d'infiniti duelli: ricambiati alquanti colpi, alzarono le lance, ed offersero un lungo viale di armi intrecciate; poi tornarono a mescolarsi, e quale usciva, qual rientrava; alcuni correvano dal lato manco, altri dal destro, e si avviluppavano e si aggomitolavano, ch'egli era un brulichío, una confusione maravigliosa a vedersi: ad un segno dato, in meno che non si dice, comparivano ordinati in ischiere quadrate, piene e vuote, in fila disposte lungo la via, o in drappelletti traversi: quindi nuove giostre, nuovi greppi, e sempre vaghi, e sempre varii a vedersi, che forse di tali non se ne sono ancora eseguiti nei nostri balli moderni tanto vantati.

Allorchè la processione giunse vicina ad Alice, tutti si fermarono e la guardarono; e la Regina gridò con cipiglio severo, "Chi è costei?" e si rivolse al Fante di Cuori, il quale rispose con un risolino e una riverenza. "Imbecille!" disse la Regina, e impaziente, scosse il capo; indi rivolgendosi ad Alice, continuò a dire, "Come ti chiami fanciulla?"

I tre adolescenti si fermarono sopra la lapide blasonata; trovarono a ridire sul cattivo latino dell'inscrizione; poi fecero alle pagliuzze cui toccasse discendere nel sepolcro in cerca del cranio.

I portantini si fermarono per prender fiato, ed i viaggiatori sedettero sulla cima d'una rupe. Montoni e Cavignì disputarono sul passaggio di Annibale attraverso le Alpi: quegli pretendeva che fosse entrato dal Cenisio, e questi sosteneva ch'era sceso dal San Bernardo.

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