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Aggiornato: 14 giugno 2025
Sarei ne l'odor de' ciclami Che ti bea, nel limpido sol Che fende gli avversi fogliami Sul meriggio e caldo ti vuol. Nel cielo che l'occhio tuo mira Cercando la spume e la fè, Nel vento che gira e sospira. Diletta, in passar presso a te.
Bastiti, e batti a terra le calcagne; li occhi rivolgi al logoro che gira lo rege etterno con le rote magne>>. Quale 'l falcon, che prima a' pie' si mira, indi si volge al grido e si protende per lo disio del pasto che la` il tira, tal mi fec' io; e tal, quanto si fende la roccia per dar via a chi va suso, n'andai infin dove 'l cerchiar si prende.
75 Di tal finezza è quella Balisarda, che l'arme le puon far poco riparo; in man poi di persona sì gagliarda, in man d'Orlando, unico al mondo o raro, taglia lo scudo; e nulla la ritarda, perché cerchiato sia tutto d'acciaro: taglia lo scudo e sino al fondo fende, e sotto a quello in su la spalla scende.
128 Egli questi conforta, e quei riprende, e lor mal grado inanzi se gli caccia: ad altri il petto, ad altri il capo fende, che per fuggir veggia voltar la faccia. Molti ne spinge ed urta; alcuni prende pei capelli, pel collo e per le braccia: e sozzopra l
62 E per mezzo gli fende la visiera; buon per lui che dal viso si discosta: poi calò su l'arcion che ferrato era, né lo difese averne doppia crosta: giunse al fin su l'arnese, e come cera l'aperse con la falda sopraposta; e ferì gravemente ne la coscia Ruggier, sì ch'assai stette a guarir poscia.
e la lingua, ch’avëa unita e presta prima a parlar, si fende, e la forcuta ne l’altro si richiude; e ’l fummo resta. L’anima ch’era fiera divenuta, suffolando si fugge per la valle, e l’altro dietro a lui parlando sputa. Poscia li volse le novelle spalle, e disse a l’altro: «I’ vo’ che Buoso corra, com’ ho fatt’ io, carpon per questo calle».
E ciò dicendo, si precipitò su di lui a corpo perduto, offrendogli il petto, ma mirando nel tempo stesso a conficcargli il coltello nel vacuo delle clavicole. Gabriele scivolò quasi sotto il braccio levato di Filippo, poi si raddrizzò alle di lui spalle, basso il coltello e gli fendè il braccio dritto dalla spalla alla mano, sì che il coltello cadde dal pugno di Filippo.
Svanîr calma e tempesta; Ormai la tua giornata è giunta a sera, Nulla quaggiù ti resta. Su te mendico, servo e dispregiato, Senza posa gravò la sferza fiera D’un avverso destin.... ma fosti amato!... Ruvida spada io son che il terren fende; Son forza ed ignoranza. In me stride la fame e il sol s’accende; Son miseria e speranza.
Assai è manifesto non esser difetto del martello fabbrile, se il fabbro fa piú tosto con esso un coltello, col quale s'uccidono gli uomini, che un bómere, col quale si fende la terra, e rendesi abile a ricevere il seme del frutto, del quale noi poscia ci nutrichiamo.
«Cavaliere,» allora esclamò giubbilante «non so se il vostro scudo per picchiar si rompa, ma certo per forar si fende.» Lo Stendardo rispose con una stoccata, che tagliando le piastre dell'usbergo nemico, gli piagò il fianco, e ne trasse il tepido sangue.
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