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Aggiornato: 21 giugno 2025
E non vede sé per sé, cercando la propria consolazione né spirituale né temporale, ma come persona che al tucto in questo lume e cognoscimento ha annegata la propria volontá; non schifa alcuna fadiga da qualunque lato ella si viene: anco, con pena sostenendo obrobrio e molestie dal dimonio e mormorazioni dagli uomini, mangia in su la mensa della sanctissima croce il cibo de l'onore di me, Dio etterno, e della salute de l'anime.
Agli uomini del mondo, che giacciono nella morte del peccato mortale, provego destandoli con lo stimolo della coscienzia, o con fadiga che sentiranno nel mezzo del cuore per nuovi e diversi modi. E sonno tanti questi modi, che la lingua tua non sarebbe sufficiente a narrarli.
Dico che questi dilecti figliuoli, e' quali sonno gionti a perfectissimo stato con perseveranzia, con vigilie, umili e continue orazioni, mi dimostrano che in veritá amino me e che essi hanno bene studiato, seguitando questa sancta doctrina della mia Veritá, con loro pena e fadiga che portano per la salute del proximo loro, perché altro mezzo non hanno trovato, in cui dimostrare l'amore che hanno a me, che questo.
Questo misero è ingannato dal proprio amore, perché l'occhio de l'intellecto suo s'è posto, con fede morta, nel piacere della propria volontá e nelle cose del mondo. Ha saltato il mondo col corpo e rimastovi con l'affecto. E perché gli pare fadiga l'obbedienzia, vuole disobbedire per fuggire fadiga; e egli cade in maxima fadiga, ché pure obbedire gli conviene o per forza o per amore.
Sí che, in ogni modo, è loro nocivo a permanere ne l'obbedienzia comune, cioè che freddamente passano l'obbedienzia loro, con molta fadiga e con molta pena.
Però che nella grande fadiga Io do la grande fortezza, e non pongo maggiore peso che si possa portare, pure che si disponga a volere portare per lo mio amore. Nel Sangue v'è facto manifesto che Io non voglio la morte del peccatore, ma voglio che si converta e viva; e per sua vita gli do ciò ch'Io gli do.
E poi che l'ha schiacciato, el gusto el gusta, asaporando el fructo della fadiga e il dilecto del cibo de l'anime, gustandolo nel fuoco della caritá mia e del proximo suo. Colui che criepa, muore. Cosí la volontá sensitiva rimane morta. Questo è perché la volontá ordinata de l'anima è viva in me, vestita de l'etterna volontá mia, e però è morta la sensitiva.
Convienvi dunque, a volere andare, avere sete; però che solo coloro che hanno sete sonno invitati, dicendo: «Chi ha sete venga a me, e beia». Chi non ha sete non persevera ne l'andare: però che o egli si ristá per fadiga, o egli si ristá per dilecto, né non si cura di portare el vaso con che egli possa actègnare. Né non si cura d'avere la compagnia; e solo non può andare.
Unde, se lo' fusse possibile d'avere virtú senza fadiga, non la vorrebbero, ché piú tosto si vogliono dilectare in croce con Cristo e con pena acquistare le virtú, che per altro modo avere vita etterna.
E cosí insiememente scontiano el peccato con la contrizione del cuore, e con la perfecta pazienzia meritano, e le fadighe loro sonno remunerate di bene infinito. Poi cognoscono che ogni fadiga di questa vita è piccola per la piccolezza del tempo. El tempo è quanto una punta d'aco e non piú; ché passato el tempo è passata la fadiga. Adunque vedi che è piccola.
Parola Del Giorno
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