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Aggiornato: 21 giugno 2025
Ora, Ettore Pais è, senza iperbole, un colosso. Il De Sanctis è uomo d'immensa dottrina, d'acume straordinario, d'attivit
Delle campagne che il treno si lasciava ai fianchi, io percepiva coll'occhio quanto rimaneva incorniciato nel finestrino della carrozza; allontanare una tenda, o avanzare la testa, mi pareva fatica superiore al vantaggio di riveder paesi cogniti e alberi volgari.... Un mutismo feroce, s'era impadronito di me onninamente, fino a rendermi insensibile; e dopo due o tre interrogazioni cui avevo risposto a cenni del capo, Lidia, Clara ed Ettore s'accomodarono a chiacchierar tra di loro, lasciandomi in una vasta e indiana sonnolenza dello spirito.
Scosso da lui, il conte Ettore si destò in soprassalto. Morta? esclamò egli, rabbrividendo. No, generale; vi chiede. Il vecchio gentiluomo accorse, e si chinò con atto affettuoso verso di lei. Gisella guardò il marito, lo guardò lungamente; poi si sforzò di sorridergli. Schiantava il cuore, quel triste sorriso. E volle parlare, la povera creatura; ma non le venne più fatto.
Ettore m'accompagnò fino alla soglia di casa; mi vi trattenne un istante in discorsi senza importanza; poi, scesi le scale, malcontento di me e di lui.
Amo i divertimenti onesti, la compagnia dei giovani ed i ricordi dei vecchi, diceva. Quando sarò di peso, mi farò saltar le cervella. Sua moglie, Clara Caccianimico, la quale in trent'anni di matrimonio non s'era visto vicino Ettore per più di quattro mesi di séguito, era una donna alta, robusta, rossa in viso, cordiale.
Per una festa data da Ettore Caccianimico nella propria villa a Pallanza, ebbi occasione di ritrovar parecchie conoscenze; Ettore Caccianimico, innanzi tutto, l'interessante uomo la cui vita contava per due, così era stata violenta di passione, ricca d'avventure e febbrile; a lui mi legava grandissima amicizia, nonostante la disparit
Fra l'un vizio e l'altro, fra le due corrotte, non so come tu possa fare un'eccezione per la seconda.... Durante la breve pausa che seguì, mi domandai involontariamente se Ettore avesse il diritto di parlarmi in tal modo.
Poteva essere una chiusa faceta, o mostrava almeno l'intenzione di parer tale. Ma sicuramente ce ne potevano esser di serie, che non lasciassero tanto amaro nell'anima. Del resto, a mostrare che quell'intenzione non c'era, il generale fece una giravolta sui tacchi, e se ne andò via zufolando. Ettore!... mormorò la signora.
Oh, lo credo, lo credo; ci amate tanto! Don Ettore, son proprio felice di avervi stretta la mano. E scappò via, il signor Prospero, con una leggerezza, di cui, a vederlo, così tondo com'era, non lo avreste creduto capace.
Ma quella sera il filosofo non lesse forte, e la mattina dopo, quando Ettore ricominciava a gridare contro la bigotteria della Cecchina, che per andare a pregucchiare gli faceva aspettare il caffè, fu il babbo stesso che disse: Lasciala stare, povera donna.... Poichè la sua fede le fa del bene....
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