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Aggiornato: 13 giugno 2025
Ah! quello è il più duro dei tre. E gli altri? Ho domandato al Cerinelli perchè ridesse; e mi ha risposto: per la semplicit
24 e che manco mal era meretrici andar pel mondo, andar mendiche o schiave, che se stesse offerire agli supplici di ch'eran degne l'opere lor prave. Questi e simil partiti le infelici si proponean, ciascun più duro e grave. Tra loro al fine una Orontea levosse, ch'origine traea dal re Minosse;
Era duro di non saper nulla, di non poter aver un segno. Però aveva presa la lettera. Mi dissi che avevo torto di dubitare e di temere, che Dio non mi avrebbe deriso, non mi avrebbe mandati quei sogni e lei per togliermi poi tutto così.
Le lagrime corsero più volte agli occhi della regina; di lagrime, per tutto il tempo che durò la modulata preghiera, si mostrarono rigate le guance del navigatore Genovese. Finito il canto si levarono tutti, e incominciò la sfilata.
Il sogno di Gino Malatesti durò una settimana, senza che più gli tornassero a mente le sue noie di citt
20 Quando Angelica vide il giovinetto languir ferito, assai vicino a morte, che del suo re che giacea senza tetto, più che del proprio mal si dolea forte; insolita pietade in mezzo al petto si sentì entrar per disusate porte, che le fe' il duro cor tenero e molle, e più, quando il suo caso egli narrolle.
Come da lei l'udir nostro ebbe triegua, ed ecco l'altra con si` gran fracasso, che somiglio` tonar che tosto segua: <<Io sono Aglauro che divenni sasso>>; e allor, per ristrignermi al poeta, in destro feci e non innanzi il passo. Gia` era l'aura d'ogne parte queta; ed el mi disse: <<Quel fu 'l duro camo che dovria l'uom tener dentro a sua meta.
furono pure sacrificati. Così, nel Coro dell'Adelchi, scritto dopo che fallì la rivoluzione piemontese del 1821, tra gli altri versi vennero soppressi questi, ove l'Autore si rivolgeva agl'Italiani: Stringetevi insieme l'oppresso all'oppresso, Di vostre speranze parlate sommesso. rapito d'ignoto contento, Con l'agile speme precorre l'evento, E sogna la fine del duro servir.
La contessa Giulia M..... di Milano che, appena uscita del monastero senza che punto venisse interrogato il cuor suo, era stata sposata al marchese T..., uomo sessagenario, non avendo essa tocchi neppure i diciott'anni, introdotta a corte, messa nel numero delle dame che facevano il corteggio di Caterina Visconti, aveva veduto e udito il nostro Alberigo. Il confronto tra lui ed il sessagenario marito, è troppo ragionevole che sia stato a danno dell'ultimo. Ma la giovinetta appassionata, inesperta e un cotal po' leggiera, di tanta forza si sentì presa del giovine cavaliere, che non potendo tenere in sè il segreto di quella sua passione, si lasciò condurre a palesarla ad un'amica sua, la quale non essendo donna che peccasse per soverchia rigidezza di pensamenti e di costumi, risolse far contenta la povera contessa Giulia, e vendicarsi del marchese T.... che certamente doveva averla offesa in qualche duro modo. Una sera, prima che cominciassero le feste, un paggetto di palazzo si reca alle stanze del cavaliere Alberigo, e le d
Siccome ognun sa i brutti guai che intervennero fra il giovane ed il vecchio marchese suo padre, e in che duro modo esso abbia cacciato fuor di casa il flgliuol suo, e che anche adesso lo vorrebbe morto, tanto è trasportato dall'ira, perchè sia così stretto amico dello Sforza, pensando poi che domani il giovane marchese sar
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