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Aggiornato: 11 giugno 2025


<<O dolce segnor mio>>, diss'io, <<adocchia colui che mostra se' piu` negligente che se pigrizia fosse sua serocchia>>. Allor si volse a noi e puose mente, movendo 'l viso pur su per la coscia, e disse: <<Or va tu su`, che se' valente!>>. Conobbi allor chi era, e quella angoscia che m'avacciava un poco ancor la lena, non m'impedi` l'andare a lui; e poscia

Pochi viaggiatori, m'immagino, passeranno per questi gioghi, diss'io. E son così belli! Da quindici giorni vado errando quassù, e non so come mi regger

Signori diss'io volgendomi ai soldati, permettete che noi scendiamo a terra. Non ci sar

<<Spirto>>, diss'io, <<che per salir ti dome, se tu se' quelli che mi rispondesti, fammiti conto o per luogo o per nome>>. <<Io fui sanese>>, rispuose, <<e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che se' ne presti. Savia non fui, avvegna che Sapia fossi chiamata, e fui de li altrui danni piu` lieta assai che di ventura mia.

E mi fa molto piacere di non saper dove passa questa poesia così pura, perchè è forse in un tubo assai comune. Signora diss'io allora ho paura ch'Ella non abbia bene intesa, iersera, una mia parola. Non so che parola rispose tranquilla. Non faccio mica tanta attenzione alle parole. E Lei crede che sarebbe una disgrazia se non l'avessi intesa? signora. Mrs. Yves ebbe un tocco di riso argentino.

cosi` mi parve da luce rifratta quivi dinanzi a me esser percosso; per che a fuggir la mia vista fu ratta. <<Che e` quel, dolce padre, a che non posso schermar lo viso tanto che mi vaglia>>, diss'io, <<e pare inver' noi esser mosso?>>. <<Non ti maravigliar s'ancor t'abbaglia la famiglia del cielo>>, a me rispuose: <<messo e` che viene ad invitar ch'om saglia.

<<O Marco mio>>, diss'io, <<bene argomenti; e or discerno perche' dal retaggio li figli di Levi` furono essenti. Ma qual Gherardo e` quel che tu per saggio di' ch'e` rimaso de la gente spenta, in rimprovero del secol selvaggio?>>. <<O tuo parlar m'inganna, o el mi tenta>>, rispuose a me; <<che', parlandomi tosco, par che del buon Gherardo nulla senta.

E l'Aretin che rimase, tremando mi disse: <<Quel folletto e` Gianni Schicchi, e va rabbioso altrui cosi` conciando>>. <<Oh!>>, diss'io lui, <<se l'altro non ti ficchi li denti a dosso, non ti sia fatica a dir chi e`, pria che di qui si spicchi>>. Ed elli a me: <<Quell'e` l'anima antica di Mirra scellerata, che divenne al padre fuor del dritto amore amica.

Or dunque, poiché ci siamo diss'io, che ve pare, mylord, delle nostre donne milanesi? Non sono elle care creature? Mylord intende perfettamente l'italiano; ma nol parla troppo bene, ed usa d'intarsiarvi talvolta vocaboli inglesi. E però sarebbe una disperazione pe' grammatici s'io riportassi il dialogo tutto tutto tal quale avvenne. Farò come meglio potrò. Ebbene, che ve ne pare, mylord?

Cercate 'ntorno le boglienti pane; costor sian salvi infino a l'altro scheggio che tutto intero va sovra le tane>>. <<Ome`, maestro, che e` quel ch'i' veggio?>>, diss'io, <<deh, sanza scorta andianci soli, se tu sa' ir; ch'i' per me non la cheggio. Se tu se' si` accorto come suoli, non vedi tu ch'e' digrignan li denti, e con le ciglia ne minaccian duoli?>>.

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