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Aggiornato: 19 giugno 2025
Con altrettanta frequenza le cose astratte diventano concrete: «L'orizzonte della disgrazia, contemplato dall'alto d'un pensiero non più istintivo, egoista e mediocre, non differisce sensibilmente dall'orizzonte della felicit
E dietro alla madre e alla figlia, si tenevano rincantucciate due o tre buone femmine del vicinato, accorse per ajutarle in quel giorno della disgrazia.
Per disgrazia sua e dell'Europa il popolo francese, come gi
S'intese un tramestìo, poi uno strascicar di ciabatte, s'aprì l'uscio e comparve una vecchia mezzo vestita, e con gli occhi ancora tra' peli. Che cosa è stato? Il prete le diede il lume e una chiave. Non so.... per amor di Dio andate ad aprire. A chi? A Masi. A Masi? Sì.... presto.... Santa madre della Gibilmanna! esclamò picchiandosi il petto, che sia successa qualche disgrazia a don Bastiano?
Fosse la bella forestiera?... No, Era il sagrestano della parrocchia, che affannato, coi cappelli irti, cogli occhi fuor dalle orbite, veniva ad irrompere nell'anticamera. Che disgrazia! che orrore! chi avrebbe immaginato!... Calmatevi, Batacchio... Cos'è accaduto? domandò il coadiutore impallidendo. Cos'è accaduto!... Lei mi domanda cos'è accaduto? Ma dov'è il signor parroco? Presto!
In un fatto così grave, quale l'arresto di suo fratello, nulla le sembrava male; perocchè la conoscenza del bene e del male è un risultato di analisi psicologica, ed ella considerava quella disgrazia unicamente col cuore.
Il signor Benedetto si soffiò il naso in attestato di simpatia pel suo vecchio amico; poi prese una pastiglia da una scatola che teneva in tasca. Che disgrazia per quella famiglia! esclamò la signora Giulia.
Sono sei giorni che non vi fate vedere nella mia tenda, amico caro, e cominciavo a temere che vi fosse accaduta qualche disgrazia. Non ancora, generale, disse O'Donovan, sorridendo. Ho fatto una escursione agli avamposti per vedere come vanno le faccende. E che avete veduto?
Quando pensiamo che la polizia nord-americana ha messo sotto sopra il mondo per una miss Stone sequestrata, con tutti i riguardi, dai briganti bulgari la quale dopo tutto era andata a pescare la sua disgrazia con la più evangelica buona volont
Due anni dopo ero stufo di calze come di Dante. Lavoravo per ammazzare il tempo. La mia anima trambasciata non era più nel lavoro. Era la praticaccia che me lo faceva fare ancora con del gusto. Incominciavo a credere, col mio compagno, che sciupavo il tempo nel mestiere della vecchia sdentata che assecchisce sotto la cappa del camino. L'abitudine del movimento aveva resa inutile la mia attenzione. Così il mio pensiero sbrigliato mi ripiombava, di tanto in tanto, a filosofare sulla mia incommensurata disgrazia. Maledivo e stramaledivo il mio difensore governativo, l'avv. Alfonso Alberosa, che mi aveva strappato dall'ultimo supplizio. Quante volte mi sono augurato ch'egli fosse stato afono! Non mi avrebbe salvato il collo. Pazienza. Allora avevo paura di morire. Nel Castellaccio, invece, sognavo la morte. La privazione della vita, credetelo, non è il massimo dei castighi. La condanna a vita sì, che è peggiore della morte esasperata, inasprita dagli ordigni che lacerano e squartano, e lasciano appesi come un quintale di delinquenza! Beccaria assassino, tu sei stato il più iniquo degli scrittori penali italiani. La tua è stata una vendetta, una atroce vendetta. Tu hai voluto sottrarci al carnefice per inebriarti dei nostri tormenti. Se la libert
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