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Aggiornato: 27 maggio 2025
Sapeva tante graziose storielle, il dottore biondo! E poi faceva la corte, con un garbo! Un giorno, Menico bussa all'uscio della camera della padrona, che risponde dall'interno: Non si può. Sono io, Menico. Che vuoi? C'è il dottore.... Non lo posso ricevere. E che gli devo dire? Digli.... quello che vuoi. Trova tu una scusa.
Sì, sì, tutte le volte che mi sentirò più contenta disse Regina, asciugandosi di nascosto le lagrime. Grazie. Io godrò di ogni tua ora felice, Regina. Salutami il tuo Amedeo e digli che non ti rubi troppo. Avrò forse ancora molto bisogno di te.... Anche lei presto, contessina, far
Sì! devo! devo! disse Anne-Marie, quasi piangendo. Il visitatore, sorridendo acidamente, si alzò per prendere congedo. Temo disse che per le ragazzine troppa musica non faccia bene ai nervi. Sì, sì che fa bene! gridò Anne-Marie, disperata e piangente. E come Nancy la confortava cingendola col braccio, la bambina singhiozzò: Mamma, digli una cosa! digli una cosa che io non so dire! Aiutami.
Digli che torni subito, riconducilo con te: hai capito?
Dice la mia padrona che ti prega che tu venga tosto fin a lei, ché suo padre non è in casa e ha bisogno di parlarti d'una cosa ch'importa. LELIA. Digli che, se non si leva dinanzi Flamminio, che perde il tempo: ché la sa ben ch'io mi rovinarei. PASQUELLA. Viene a dirgliel tu. LELIA. Io dico che ho altro da fare. Non odi? PASQUELLA. E che hai da fare? Dacci una corsa; e tornarai subito. LELIA. Oh!
LIDIA. Certo che ha ragione ed è uomo di giudizio. BALIA. Ama, figlia, chi t'ama e odia a morte chi t'odia. LIDIA. Digli che me si scuopra. AMASIO. Se promettete di amarlo, lo fará volentieri. LIDIA. Dimmi prima chi sia. AMASIO. Non è negozio questo da spedirsi cosí in fretta; né egli è tanto vile che stia buttato in mezo la strada, che si lasci raccôr da ognuno. LIDIA. Che dice dell'amor mio?
E rientrato in casa afferra furiosamente la mannaia, e la scaglia giù per la scala imprecando: Va, uomo dabbene, porta la mannaia al tuo padrone, e digli che d'ora in poi scriva con questa penna i suoi atti di accusa. Io renuncio alla mia carica; il procuratore fiscale ne può fare tutt'una colla sua, com'era prima che la Ipocrisia lo dividesse in procuratore, ed in carnefice va...
Onde saresti cagione d'una mia doppia morte; donque per quanto amor mi porti, lascia ch'io sodisfaccia al mio desio e con una volontaria prevenga la necessaria mia morte. E dopo morta, scuopri per ordine ad Erasto il tutto, e digli che occecata da troppo ardentissimo amore ho fatto quanto ho fatto.
e <<Se tanto labore in bene assommi>>, disse, <<perche' la tua faccia testeso un lampeggiar di riso dimostrommi?>>. Or son io d'una parte e d'altra preso: l'una mi fa tacer, l'altra scongiura ch'io dica; ond'io sospiro, e sono inteso dal mio maestro, e <<Non aver paura>>, mi dice, <<di parlar; ma parla e digli quel ch'e' dimanda con cotanta cura>>.
Andrai alla cura... Canaglie di preti, tutte per loro! brontolò il dottore masticando il virginia; poi ad alta voce: Fammi il piacere, Cristina, passa da don Giorgio e digli che quei tali libri glieli porterò quest'altra settimana. Si signore! Sar
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