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Aggiornato: 19 maggio 2025
25 Vorrebbe de l'impresa esser digiuno, ch'avea di vendicare il suo cavallo; e se potesse senza biasmo alcuno, si trarria fuor del periglioso ballo. Il mondo era gi
Tra l'isola di Cipri e di Maiolica non vide mai si` gran fallo Nettuno, non da pirate, non da gente argolica. Quel traditor che vede pur con l'uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, fara` venirli a parlamento seco; poi fara` si`, ch'al vento di Focara non sara` lor mestier voto ne' preco>>.
12 Dentro non vi trovò piccol né grande, che 'l borgo ognun per tema avea lasciato. v'erano in copia povere vivande, convenienti a un pastorale stato. Senza pane di scerner da le giande, dal digiuno e da l'impeto cacciato, le mani e il dente lasciò andar di botto in quel che trovò prima, o crudo o cotto.
È una pittima cordiale, il vostro marchese! Far combattere i suoi soldati a ventre digiuno! Gli è un buon massaio e tira allo sparagno; rispose il Maso, che volea dire e non dire. Sapete, messere Anselmo? Lo sparagno è il primo guadagno. Capisco, sì, capisco che siete agli sgoccioli. Oh questo poi!
«E mano alle riforme carcerarie!... Le case di pena si tramutino in altrettanti cenobii di fannulloni ben vestiti, meglio pasciuti e confortati, a spese del comune, da ogni sorta di ricreamento. «È troppo giusto che il vizio ed il crimine dormano sovra un soffice letto, mentre i contadini pusillanimi che rispettano la legge debbon coricarsi a digiuno sulla paglia ammorbata.
De Andreis, il quale si sentiva male per il lungo digiuno, domandò subito da mangiare. Gli altri lo imitarono. Impolverati, sudati, passati traverso un'ora piena di pericoli, avevamo una sete da cani trafelati. L'Astengo, il direttore, ci fece portare dell'acqua con del fernet dal bettoliniere. Ci si separò in tante celle e ci si riunì in un cellone a mangiare.
III, pag. 611. Francesco Pipino, lib. 4, cap. 21, in Muratori, R. I. S., tom, IX, pag. 726. Nangis, loc. cit.; Francesco Pipino, loc. cit. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 9. Bart. de Neocastro, cap. 90. È attribuita a un abate Gioacchino. Francesco Pipino, loc. cit., lib. 4, cap. 20. Dal Torso fu, e purga per digiuno Le anguille di Bolsena e la vernaccia. DANTE, Purgat., c. 24.
Avete rotto la fede a me, la romperò io a voi: li riempirò l'animo di gelosia, l'aspreggiarò tanto che da questa beffe ne germoglino danni, rumori e morti e quanto piú se può peggio. Un par mio digiuno a quest'ora, eh? DOTTORE. Panfago, dove vai? PANFAGO. Se non vi rovino tutti,
Quel medesmo che vuol provarsi, non altri, il ti giura». «Se ’l mondo si rivolse al cristianesmo», diss’ io, «sanza miracoli, quest’ uno è tal, che li altri non sono il centesmo: ché tu intrasti povero e digiuno in campo, a seminar la buona pianta che fu gi
Tra l’isola di Cipri e di Maiolica non vide mai sì gran fallo Nettuno, non da pirate, non da gente argolica. Quel traditor che vede pur con l’uno, e tien la terra che tale qui meco vorrebbe di vedere esser digiuno, far
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