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Aggiornato: 1 giugno 2025
Napoleone rivisse a S. Elena le sue opere e quello che egli fu, e pose alla sua carriera, a guisa di epigrafe monumentale, le seguenti significative parole: «Io ho chiuso l'abisso dell'anarchia, ordinando il caos; io ho quietata la rivoluzione, nobilitati i popoli, e moderato i re. Ho incoraggiato qualunque gara, ho ricompensato ogni merito ed ho allargato i limiti della gloria. Tutto ciò è stato pur qualcosa. Or dunque, da quale punto si potrebbe attaccarmi, dove lo storico non potesse difendermi? Forse nelle mie intenzioni? In questo egli potr
GUGLIELMO. Oh oh! dispiacemi che per li travagli del viaggio io sia sí fievole e cagionevole della persona che non possa difendermi. VIGNAROLO. Or dimmi se sei Guglielmo! poiché non posso con le buone parole far che tu non sia, lo farò con i legni. GUGLIELMO. Volessero i cieli che non fossi Guglielmo o che non fossi mai stato, e che io fossi te e tu me, che io dessi e tu ricevessi le pugna!
Così in quel primo assalto costretto ad attaccarsi tenacemente al fianco del navicello, colui non potè niente lavorare col suo spadone, ma nè io pure avendo, pel trabalzamento, perduto al tutto l'equilibrio, potei difendermi, e caddi addosso a lui.
E tu lo sai! Tu che più di tutti ti accanivi contro chi tentava difendermi! Belcredi. Oh, via, per ischerzo! Enrico IV. E guardami qua i capelli! Gli mostra i capelli sulla nuca. Belcredi. Ma li ho grigi anch'io!
Guardati bene attorno, O'Donovan. Questa mane ho veduto dei cavalieri correre per la pianura. Ho buoni occhi e sopratutto buone braccia per difendermi. Addio, Harry. Una parola, disse Fathma, porgendo la mano all'inglese. Noi ci siamo lasciati indietro dei giall
Il Conte traeva maraviglioso sollazzo a contemplare le prove di cotesta belva, e a Marzio, che gli si era accostato, così favellò: Questo è il figlio della mia predilezione, come disse la voce sul Giordano; e lo educo, a Dio piacendo, a difendermi dai nemici, ed anche dagli amici; in ispecial modo dai miei figli dilettissimi; dalla consorte più diletta ancora, ed anche un po' da te e toccava la spalla al cameriere mio lealissimo Marzio.
Paura? esclamò E di chi? I ladri farebbero un magro bottino e in quanto a me, se qualcuno ardisse insultarmi, saprei difendermi. Il suo viso, l'atteggiamento, esprimevano una tale energia, che lo sconosciuto la guardò con viva ammirazione.
Non feci un gesto per difendermi, benché sentissi la mia vena iugulare contorcersi sotto le dita di Ram
A morte, io? diceva sbarrando gli occhi. Ma giammai! Non sapete che ho tirato a colui per difendermi? Non capite che stavo per uscir di prigione quando avvenne la lite? No, no: chiunque nei miei panni avrebbe fatto altrettanto. Dovevo farmi ammazzare come una pecora? Potevo subire in pace tutti gli insulti di cui quell'uomo mi colmava?
FILIGENIO. Guarda simulazione. ALESSANDRO. In che v'ho offeso, accusandomi tanto d'ingratitudine? FILIGENIO. Anzi di sfacciataggine e di furfantaria. ALESSANDRO. Ah, dir cosí sfacciatamente mal degli uomini è ufficio di tirannica lingua! però, di grazia, ponete freno alla lingua nell'ingiuriarmi, accioché non la scioglia allo sdegno per difendermi.
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