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Aggiornato: 12 giugno 2025
Se eran ben governati i nostri feriti dal sesso gentile d'ogni parte d'Italia e d'ogni condizione che concorreva al sollievo di quei prodi sostenitori dell'onor italiano, non eran certo meno ben curati i due nostri amici dalle passionate fanciulle, che volentieri avrebbero dato la vita per essi.
ISOCO. Questo posso ben giurarvi che, se ben in povera casa come la nostra, non avria potuto esser meglio allevata nella vostra istessa: appena ave avuto nella mia casa quella libertá che si conveniva all'etá fanciullesca; ed ella si mostrò sempre gelosissima e rigida defenditrice dell'onor suo.
La bocca con certi labricoli che traean da lunge morsicanti e sorbicoli baci; con certe toberose mammelle e lattabonde. Crescendo poi nell'etá florulenta, crebbe molto morigerata e guardinga dell'onor suo. Io le presi affetto paterno, come propria uscita dal mio alveo; ricevei ella e la balia nel mio contubernio e ne presi il tirocinio: l'ho imbuta di varie lettere e lingue dagli incunabuli.
CINTIA. Erasto, se mi amate non fate cotal pensiero: avete sí poco conto dell'onor mio che le mie vergogne secrete volete che sieno palesi a tutto il mondo? Deh, non fate cose spinto dalla furia, ché poi non possiate pentirvene rinvenuto in voi. ERASTO. Padrona, ho cosí rissoluto. CINTIA. Uccidetemi piuttosto e sepelite me e le mie disonestá in queste tenebre! lasciate di grazia, oimè!
Altobelli nella sua testimonianza innanzi al Tribunale di Guerra, in questo processo udienza del 16 maggio a domanda del tenente Truglio: e infine da me, in Parlamento, costrettovi dalle denegazioni dell'onor. Crispi.... Ora quale parte abbia potuto rappresentare il Lucchese nel processo De Felice si può argomentarlo da questi due rapporti a sua firma: R. QUESTURA DI PALERMO 5 gennaio 94
Dove hai tu meco trattato mai? ERASTO. In camera e in letto. AMASIO. Tu non puoi esser gentiluomo né persona onorata, poiché in sul viso e in presenza di mio padre senza sospetto alcuno ardisci dir cose che non fûr mai per imaginazione, con tanto pregiudizio dell'onor mio.
"Tra male gatte era venuto il sorco." Qui il Giuliani badò a lavorar di fine, chè ne andava dell'onor suo; e in quella che un sorriso gli si dipingeva sulle labbra, l'anima chiamò tutte le forze a raccolta. Oh! siate il benvenuto, Garasso! diss'egli, voltando a mezzo la persona sul canapè.
Prego la vostra bontá, ché sovra di me pigliate la vendetta della morte di vostra figliuola e dell'offesa dell'onor vostro. EUFRANONE. Oimè, che le vostre parole m'hanno passato l'anima: voi avete ucciso lei, me e la madre in un colpo, e uccisi nel corpo e nell'onore!
Ed avendogli ella piú volte detto che nel fatto dell'onor non volea esser molestata in conto veruno, che altrimente si partirebbe, ed egli non restando di noiarla, non s'arrestò di quanto l'avea minacciato: onde, per fuggir gli disonesti assalti del padrone, se ne fuggí di casa sua e se ne venne con la bambina in Raguggia, dove dimorò tre anni.
Damiano, ferito nel più vivo del cuore, andava meditando vendetta; ben vedeva che, senza farsi ragione da sè, non sarebbe riuscito a nulla: poichè vecchia è la commedia del mondo, ove il vizio titolato e vestito d'oro grida più forte della virtù coperta di poveri panni e senza nome. E poi, superbo com'era dell'onor di suo padre, Damiano repugnava troppo a ripetere il nome di sua sorella in così trista faccenda; e scorgeva la necessit
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