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Aggiornato: 17 maggio 2025
Ma è strano l'autore di questo latrocinio, che mentre non lascia nel corpo del ferito il pugnale, anzi lo strappa a forza, gli lascia nelle tasche il portamonete contenente una somma cospicua, e che, rinvenuto dagli agenti della polizia, si trova appunto su quel tavolino fra i corpi del delitto come una fra le tante prove d'innocenza dell'inquisito.
«Vi fu chi scrisse osservò l'avvocato Arzellini un libro intitolato: Della Ciarlataneria degli Eruditi. Dopo ciò che i periti fiscali dissero sulla potenza ragionativa e intellettiva dell'inquisito, si potrebbe a quel libro aggiungerne un altro, intitolandolo: Della Ciarlataneria della Medicina Legale!
Durante l'esposizione dei fatti, così stringata e così inesorabile, il pubblico era rimasto di continuo perplesso, sospeso, agitato. Tutti erano esasperati, irritati contro Nello e, dopo che l'auditore ebbe pronunziata l'ultima parola della sua relazione, vi fu un secondo di silenzio, di terribile e angoscioso silenzio. Bisognava passare all'interrogatorio dell'inquisito,
Nel pubblico molti e molti scuotevano la testa quasi in segno di dileggio per l'insufficienza di tale ragionamento; un osservatore attento avrebbe potuto scorgere segni di ironia, appena visibili ad altri, nel volto degli stessi magistrati. L'avvocato Arzellini si mise a dimostrare, con la scorta delle perizie estragiudiciali, che lo stato mentale dell'inquisito non era sano.
«Sentito il signor avvocato fiscale nelle sue conclusioni con le quali ha domandato la condanna dell'inquisito come urgentissimamente indiziato, nella pena dei pubblici lavori per anni venti. «Sentito il signor avvocato G. B. Arzellini difensore del reo, e che ha parlato in ultimo luogo in difesa di esso.
«Grave fa pesar questa causa nell'afflitto mio cuore il dovere di un padre, che corre alla difesa del proprio figlio. Non mi fè certo la natura padre dell'inquisito: ma tal mi fece la Legge collocando tra le mie braccia questo sventurato innocente, questo tapino, solo nel mondo, senza guida, e senza alcun'altra tenerezza, affinchè io lo difenda e lo protegga.
«E, per citare un estremo della più temeraria ferocia, non basta che noi ripensiamo alla brutale aggressione dell'inquisito contro il nostro esimio collega, il cancelliere Buriatti, durante la preparatoria inquisizione del processo?» E l'Avvocato fiscale andava innanzi, abbellendo il suo dire di tutta quelle suppellettile oratoria che era allora in voga.
Si trattava, poniamo, di mandare un disgraziato per quindici, venti anni, per tutta la vita, in galera. L'estensore della sentenza, rigido, raccolto, dettava il racconto delle circostanze, che avevano potuto servire ad aggravare, o render migliori le condizioni dell'inquisito. Si scrivevano allora lunghe, interminabili sentenze, i cui attesochè si prolungavano per quaranta e cinquanta pagine.
«È questa la critica che ci permettiamo, secondo la nostra ragione cui non possiamo rinunziare, e la nostra coscienza che non vogliamo tradire. «È egli d'uopo ch'io mi soffermi a dimostrare gli esecrabili antecedenti dell'inquisito?
Le perizie estragiudiciali sono dovute ad uno scienziato eminente, ad uno di quegli osservatori perspicaci, che hanno studiato i fenomeni morali con una pazienza sublime. Ciò che si dice sulle condizioni mentali dell'inquisito, confesso, che mi ha colpito... Egli ha apparenza in certi istanti di uomo ragionevole, ma l'esistenza in certi infermi della mente di una facolt
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