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Aggiornato: 28 giugno 2025


Mi esaltavo o meglio mi sforzavo di esaltarmi per prendere una decisione; ma poi venivo riafferrato dalla paura dell'ignoto. E l'ignoto era Colei che avrei dovuto scegliere a compagna della mia impresa. Oggi ero libero di fare questo o quello; domani, non solamente non sarei stato più libero, ma anche alla mercè di un carattere, di un temperamento che forse non avrei potuto modificare domare.

«Unico freno alla esplosione della completa anarchia rimane il terrore dell'ignoto e, diciamolo pure, quella provvidenziale dissidenza di partiti, che noi abbiamo abilmente e con ogni mezzo mantenuta. Ma allorquando una delle tante sette politico-sociali-religiose che fremono nelle viscere corrose della Unione, riuscir

Il dubbio, il mistero, tutto ciò che è vago e indefinito, fu sempre contrario all'indole mia; non ho mai potuto sopportare a lungo un aspetto, un problema insoluto, una menzogna; s'agita in me un vasto bisogno di constatazione. Ho sempre odiato le tenebre e le fantasie dei romanzi; ho avuto sempre paura dell'ignoto, del noto mai.

Uno dei primissimi pensieri della raccolta, il terzo, dice: «Per intendere il senso della vita bisogna, innanzi tutto, che essa non sia assurda cattiva: l'intelligenza viene in seconda linea». Ma il pensiero susseguente è così espresso: «La vita consiste nella ricerca dell'ignoto e nella subordinazione dell'azione alle conoscenze nuove»: dove si vede che l'intelligenza, gi

Nancy sedette e rispose alla lettera dell'Ignoto: «Il grande salone dorato è chiuso, e tiepido, e fragrante. Le lampade e il fuoco versano un lume pacato sulle pesanti tende di broccato, e sui floridi arabeschi del tappeto.

Al comparire dell'ignoto, un ragazzo ed un vecchio si levarono da sedere; Ramengo senza tampoco salutarli si fece al fuoco, dicendo: Che tempo del diavolo! Ho dovuto ritirarmi qua entro per non annegareIl vecchio, riponendo la coroncina e racchetando il cagnuolo, soggiungeva: Se vossignoria si contenta di ciò che v'è, è a suo piacere

Don Fulgenzio in quattro salti fu al fondo della scala. Una commozione non mai provata agitava i suoi nervi. Svegliare una donna! Per un prete, confessiamolo, la missione era delicata e non scevra di pericoli. Bussò leggermente all'uscio del salottino. Nessuna risposta. Bussò una seconda volta: silenzio. Don Fulgenzio sentiva i brividi dell'ignoto.

La tua materia cosmica eterna mi pare sorella del caos dei credenti; il tuo ignoto di genere femminino, che chiami forza, mi pare parente prossimo dell'ignoto, di genere mascolino, che mia moglie chiama Dio, Quanto ai nervi, alle fibre, ai vasi, ho paura che tu confonda la vita, gli affetti, i pensieri cogli stromenti dei pensieri, degli affetti, della vita.

Nessuno le rispose. Letizia si sentì mancare. S'addossò a un fanale. Raccolse la voce e con uno sforzo supremo chiamò ancora: Marta!... Marta!... Marta!... Nessuno, nessuno... Ora ella era a fronte dell'ignoto, nella misteriosa notte del suo destino. Sola. Son deciso, ecco!-ripetette seduto di faccia a me alla medesima tavola, il mio compagno d'ufficio de Laurenzi Ormai son deciso a resistere!

Queste ragioni, dopo tutto, valgono poco o nulla a fronte di quell'altra che muoveva Ariberti, il desiderio, la malacìa dell'ignoto e del nuovo. A fatti psicologici, ragioni psicologiche. Una voce interna gli diceva di andare; una forza arcana lo sospingeva. E a cui paressero sottigliezze, indegne d'un animale ragionevole, risponderemo coi fatti. Non è egli vero che dallo andare più da una parte che da un'altra dipende il più delle volte la nostra giornata, e che una giornata può chiamare l'altra? È opera del caso, si dir

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