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Aggiornato: 6 maggio 2025
Terribile insegnamento ai Principi, se lo volessero intendere, darebbero le avvertenza contenute nel testamento di Filippo II re di Spagna. Di loro, sia che vuolsi: al Popolo, cui è familiare cotesto personaggio per la terribile tragedia dell'Alfieri, non fia discaro conoscere come finisse quel pugno di polvere coronata, che per la potenza e per la voglia di operare il male fino dai suoi tempi venne salutato col nome di demonio meridiano. Nè vi ha pericolo che verun Gesuita la riprenda per lui, sostenendo esagerato il racconto, dacchè egli è desso che scrivendo ammonisce il figliuolo, il quale ben fu più imbecille, non gi
La lettera che il signor Ginguené, dolente dell'insulto onde vide ricompensato il proprio zelo, scrisse su di ciò all'abate di Caluso, e l'indole stessa del fatto, dimostrano quanto sia stato il torto dell'Alfieri.
In così aspro campo, in contro a tante forze ebbe a combattere, e combattè tutta la vita. Memorando ardimento! come disse dell'Alfieri il Leopardi. Gli è strappato il frutto di otto anni di fatiche dalla confisca austriaca del suo podere di Treviso; da una citt
Il Foscolo venerava l'Alfieri; al Monti, invece, parlando un giorno dell'Alfieri in casa del conte Venéri, scappò detto: "Un'arietta del Metastasio val più di tutte le sue opere insieme."
Una sera, non sapendo che io lo ascoltava, mi ha fatto la rassegna delle donne più famose in amore, cioè la Mirra della tragedia dell'Alfieri, la Francesca da Rimini, le figlie di Lot, Cleopatra, Semiramide, Adelaide la figlia di Luigi XV, un trattato ab immemorabili, di mostruosi incesti e che mi pare estraneo alle sue aspirazioni puramente sentimentali; una specie di mostra artistica o per un pittore o per uno scultore, ma non per un poeta gentile.
E quantunque le sue massime non sieno per altro sempre quelle che un'illuminata filosofia deve approvare, la poesia dell'Alfieri non pecca certo di futilitá. Il Parini consacrò il suo immortale poemetto a deridere l'ozio e la mollezza, e contribuí a far cessare lo sciocco costume de' cavalieri serventi, abolito poi piú efficacemente dalle grandi vicende di cui siamo stati testimoni.
Vi si recitano spesso, come in Germania, traduzioni dal francese, qualche volta anche drammi di Kotzbue e raramente produzioni di Goldoni, di Silvio Pellico, e più raramente ancora dell'Alfieri, troppo inviso alla censura papalina. Tutti questi teatri non rientrano nella sfera di questi cenni sui costumi e sulle cose di Roma.
Parola Del Giorno
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