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Aggiornato: 5 giugno 2025


Se mi deggia pensar o in terra dentro o sotto 'l ciel, fra terra e l'aer puro, esser in pene stabil altro inferno d'un core ne' peccati antico e duro, non so, sássel pur Dio! Però tal vizio nomo l'orribil ombre del Caós deforme, cui sempre a morte in grembo un'alma dorme.

A quegli atti AMEDEO cangia l'aspetto, Ed in parti diverse il pensier gira; E per qual via deggia avverarsi il detto De l'Angel sacro taciturno ammira. Ed in quel punto va seguendo Aletto Le cominciate frodi; in pria sospira, Poi dal preso cordoglio ella si scote E franca in voce fa sentir tai note: XXXIV

Se pur verrammi tal miseria, attendi Che da l'ombra infernal spirto sdegnoso Deggia apparirti, e con sembianti orrendi Mai, notte, , darti riposo. Georgo rispondea: chiaro comprendi Se de le pene tue vivo doglioso, E se tolto da te la vita ho cara, Da questa mia percossa oggi l'impara.

Ma se 'l tenore è del mio mal forte Ch'io non deggia aspettar, salvo tormenti, Con franchezza di cor cerchiam la morte, Sol refugio de' mesti e de' dolenti; Tra queste amare voci apre le porte A caldi pianti, ed a sospiri ardenti, Straccia le chiome, e a gran furor percote Pur con ambe le palme ambe le gote. «Nel XXI. Amedeo uccide Ottomano; et Amedeo ferito si medica.

Io, benchè indarno procurar vittoria Oggi mai possa d'Ottomano a l'armi, Vuò tal de l'opre mie lasciar memoria, Che Lucifero almen deggia lodarmi, Gli risponde Asmodeo; s'odi l'istoria Ond'io contristo il cor, non che biasmarmi, Anzi compiangerai, s'oggi quì piango, Di caro desir privo rimango.

Ivi il cibaro; ove la voglia accesa De' cibi è spenta, il Rodïan ragiona: Non perchè picciol regno a sua difesa Ponga in sudor la tua gentil persona, Fia che di ciò, come di vile impresa, A te deggia venir vile corona, E deggia il mondo e la cristiana fede A l'altiera tua man scarsa mercede.

Dov'ir mi deggia segno non appare di bestial non che d'uman vestigio: di che sovente fammi traboccare de panni co' miei passi gran litigio, fin tanto che, sul lido accosto il mare giunto, m'assisi stanco a gran servigio di nostra fragil vita, e poi mi levo, e del cammin doppio pensier ricevo. Se al dritto o manco viaggio me ne vada non so, ché nòve m'eran le contrate.

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