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Aggiornato: 5 giugno 2025
So che alle ruine di El-Garch sta accampato lo sceicco Fit Debbeud con un seguito abbastanza numeroso. Questo beduino, che io conosco a fondo, per un bel gruzzolo d'oro potrebbe mettersi ai vostri servigi. È un uomo forte, coraggioso, capace di pugnalare cento uomini senza commuoversi. È quello che io cercava, Takir.
Se quel Fit Debbeud è tanto furbo, corriamo un gran pericolo. Ma ad ogni modo noi fuggiremo, te l'assicuro, e prima che si svegli Notis. È ubbriaco d'oppio e dormir
Ira di Dio! urlò il greco. È lui! Da una parte e dall'altra s'udì un rumore delle pistole che si montavano, poi la voce tonante di Fit Debbeud urlare: Tutti avanti! Abd-el-Kerim s'appoggiò al muro indeciso, non sapendo se arrischiare la vita per una quasi impossibile vendetta o d'asserragliarsi nel sotterraneo e aspettare gli eventi. Stava per ritirarsi quando vide le torcie dei beduini.
Il greco gettò un fischio prolungato; tutti i beduini gettarono gli archibusi ad armacollo, piegarono le tende, caricarono i loro utensili sui mahari e sui cammelli e s'internarono nella foresta. Fit Debbeud li seguì dopo d'essersi assicurato che ogni traccia dell'accampamento era scomparsa e di aver comandato a due dongolesi di andare a mettersi presso la galleria.
Gli Egiziani non si muoveranno, ve lo dico io, diss'egli. Urleranno come cani, ma non ardiranno inseguire Fit Debbeud e i suoi beduini. Si sbarazzò del coftan e dell'archibuso, armò le pistole che si passò nella cintola, si assicurò se l'jatagan scorreva nella guaina e marciò dritto verso gli avamposti egiziani che bivaccavano al chiarore dei fuochi a gran pena tenuti accesi.
Fit Debbeud spinse il suo mahari sul sentieruzzo stretto e tortuoso e s'arrestò dinanzi a El Garch, le cui ruine si alzavano come fantasmi fra la profonda oscurit
Fit Debbeud emise un grande scroscio di risa che l'eco ripetè più volte. Che fate, giovanotto mio? chiese egli, sghignazzando. L'arabo scattò in piedi come una belva e lo guardò torvamente. Miserabile! urlò con voce strozzata, facendoglisi addosso colle braccia tese.
Fit Debbeud, nel mentre che galoppavano in gruppo serrato, si chinò su Abd-el-Kerim che teneva stretto fra le braccia e lo toccò in volto colla punta del suo jatagan, facendogli uscire una goccia di sangue. L'arabo aprì gli occhi e lo guardò fissamente. Bravo arabo, disse lo sceicco sorridendo. Si vede che tu sei di buona razza, formato tutto di ferro di buona tempra. Mi conosci tu?
Vado a prendere l'arabo, lo conduco fuori del campo e mi dirigo da questa parte; al primo fischio che io mando, tutti adosso e poi via di trotto verso i mahari, Ricordatevi che qui si giuoca la pelle. Sta bene, risposero in coro i banditi. E gli Egiziani? chiese uno di essi. Sono distanti appena ottocento passi. Fit Debbeud alzò le spalle e un sorriso sprezzante sfiorò le sue labbra.
Egli rimase lì colle braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso verso il luogo ove era scomparsa Elenka. Lo sceicco lo trasse da quei tetri pensieri battendogli sulle spalle. Non bisogna stare qui troppo, gli disse. Hai ragione, Fit Debbeud, rispose il greco. Che via prendiamo? Quella di Chartum. Prima che il sole tramonti bisogna che Fathma sia in mia mano. E colla scorta, come si far
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