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Aggiornato: 8 giugno 2025


Sultana piange sopra OttomanoCosì l'argomento postovi dal Poeta. Il Cav. d'Urfè trova molto da censurare in questo canto.

Onorato d'Urfé al canto 2.º dell'Amedeide maggiore. St. 2. «Cette seconde vision de l'Ange est superflue, parce que par la premiere il pouvoit faire la mesme chose

La censura seconda, ch'è pure l'ultima, cade sopra la chiusa del poema: i Cristiani vanno con Amedeo al tempio a render grazie all'Altissimo Iddio per vedersi liberati dal pericolo; benchè i Turchi o non siano ancora partiti dall'isola, o si trovino sulle navi vicino a Rodi. E bene osserva il Cav. d'Urfè che la vicinanza d'un nemico potente mantenendo il pensiero del pericolo, non lascia luogo ad allegrezza intera e sicura; e che perciò si doveva descrivere in primo luogo la tempesta che fece perire le navi co' Turchi fuggitivi, e poi condurre i duci, i soldati e il popolo tutto a ringraziare di tanto favore il Dio degli eserciti. Questa censura è lodevole, non solamente per la ragione addotta dal Francese, ma per quest'altra, che chiudendosi il poema col naufragio de' nemici, il fine ha una certa tristezza, che lascia una sensazione dolorosa negli animi gentili; dove al contrario, affondate le navi, perduti con esse i Turchi assalitori, viene il canto di grazie, l'allegrezza della vittoria, la sicurt

Il cavaliere d'Urfè nota in primo luogo, che non doveva il Poeta far combattere i due eserciti, quanto si stendono quasi due canti sans qu'Amedee y soit. Questo difetto sar

L'argomento postovi dal Poeta dice brevemente così: «Amedeo risanato va coi Rodiani al tempio, e si rendono grazie a Dio per la vittoriaLe osservazioni critiche del Cav. d'Urfè sono molte, ma perchè fatte sul MS. non più rispondono in tutto al poema, qual si legge in istampa.

NB. Ambedue l'edizioni di questo poema leggono Amedeida, non Amedeide. Non vi hanno varie lezioni nel canto 1.º. Giudizio dell'Amedeide presentato con data del 14 dicembre 1618 al Duca Carlo Emanuele I. da Onorato d'Urfé, Gentiluomo francese a' servigj della R. Casa di Savoja, Marchese di Valromey, e Cavaliere dell'Ordine supremo della SS. Nunziata. Nel Canto .

Osservazioni critiche del Cavaliere d'Urfé al canto V. Bastino gli esempj di Turno nell'Eneide e di Rinaldo nella Gerusalemme.

Lasciata dunque da un lato la ragione ascetica, non opportunamente allegata dal cav. d'Urfé, diremo che il Duca troppo apertamente scopre cose importantissime e segrete ad una principessa ignota; la quale, partendosi sul piccoletto legno, e divulgando il luogo dove Amedeo si stava, e i disegni che volgeva nell'animo, avrebbe potuto nuocere moltissimo all'impresa del soccorso di Rodi.

È vero che anche il cavallo e gli arnesi che il coprono e l'adornano, hanno qui la propria descrizione; ma questa similmente è breve, e i versi sono bellissimi. Aggiunge il critico una più severa osservazione, che daremo succintamente, perchè il poema stampato in questa parte sembra non rispondere esattamente al manuscritto esaminato dal Cav. d'Urfè.

In questo luogo il cav. d'Urfè trova degna di grave riprensione la crudelt

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