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Aggiornato: 9 maggio 2025


Bastiano, lo sposo, stando in piedi, osservava queste meraviglie con un cannocchiale da teatro, che si era fatto prestare da qualcuno, e quando una folata d'aria l'investiva più fortemente, di sotto alle lenti, incartocciava la faccia, socchiudeva gli occhi, con quella espressione dolorosa, che hanno certe slavate sindoni d'altare di campagna.

Immaginate voi come si struggessero di rabbia i compagni di Spinello. Escludiamo, per altro, il povero Parri della Quercia, modesto e buon giovane, il quale non si sentiva nato per la grand'arte dell'affresco e si contentava di lavorare a tempera certi trittici, e pale d'altare, che erano commesse a mastro Jacopo da qualche pieve, o da qualche oratorio del contado. L'affresco voleva ardimento d'ingegno, franchezza di mano, sicurezza di giudizio. e tante altre belle qualit

È vero. Ho bisogno di parlarle mi aveva detto sotto voce. E con la scusa di mostrarmi un idolo giapponese, regalo di suo fratello alla mamma, arrivato da Lione il giorno avanti, mi aveva condotto nello strano salottino, dove quei piccoli lumi con globi a colore diffondevano fantastica luce attorno all'idolo istallato in un angolo su una specie d'altare. Sono stata troppo dura e inconsiderata con voi disse. Volevo chiedervene scusa per lettera da Kiel; me n'è mancato il coraggio. Eccesso di delicatezza da parte vostra risposi. Lasciatemi parlare continuò. Avevate ragione. Allorchè una donna dice a un uomo quel che io ho osato di dire a voi l'altra volta, merita anche una risposta peggiore di quella che voi mi dèste.... Ma io ero turbata da un'illusione; credevo che il mio contegno v'impedisse di aprirmi l'animo vostro, e pensai di porgervi un mezzo per vincere il ritegno che vi faceva indugiare. Mi attendeva uno scatto.... Invece, voi foste glaciale, riserbatissimo. Quando, il mercoledì appresso, gi

«Una voce s'è udita in Rama; è Rachele che piange i suoi figli; e non vuol essere consolata, imperocchè essi non sono più». Così le Scritture. Ed io sono un po' come la biblica Rachele; piango la grand'arte italiana, e non so consolarmi di vederla assente da Parigi. Perchè non è venuta? È così che l'Italia ha tenuto l'invito? Mi dolgo del fatto co' suoi pittori più famosi; ma mi dolgo sopratutto col suo governo, accuso la trascuranza di coloro che erano al potere, quando fu annunziata l'esposizione, indetta la gara di Parigi. Ci voleva tanto a chiamarsi intorno una mezza dozzina dei.... non dozzinali, per sapere se intendevano di concorrere, e all'occorrenza per incitarli a concorrere? Si poteva, per esempio, dir loro in molta confidenza: «lavorate per la solenne occasione: smettete i quadretti di salotto, le pale d'altare, le medaglie a buon fresco, per una volta tanto; fate qualche cosa di grande, che sia degno della mostra universale, dell'Italia e di voi; se i vostri cinque o sei quadri, per la mole loro o per la natura del soggetto, non si venderanno laggiù, penseremo noi, penser

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