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Aggiornato: 27 luglio 2025


Della cavalleria veneta, il Reggimento di Corazze aveva le sue sei compagnie tutte in Dalmazia, quello di Dragoni era per intero dislocato in Italia. Il reggimento Croati del Colonnello Begna presidiava la Dalmazia senza distaccamenti in altri riparti, quello del Colonnello Gregorina era tutto raccolto in Italia.

In quest'arte tramandatasi tradizionalmente nella cavalleria veneta dagli stradiotti e dai cappelletti si distinguevano ancora, sul cadere della Repubblica, i Croati. Questi medesimi recavano ancora la palma nel foraggiare, nel portare gli attacchi in terreni intricati e scuri, nel passaggio dei corsi d'acqua ed infine nei combattimenti temporeggianti e nelle ritirate.

Ma non rinunzia a combattere. Ribelle all'arciduca Ernesto che gl'impone il ritorno in America, scompare di notte, con duecento fidi, da San Marino, guizza fra le sentinelle nemiche, perviene alla riva dell'Adriatico, e tenta, con una squadra di barche a vela, di raggiunger Venezia. È assalito dagli incrociatori austriaci, si getta sulla costa di Magnavacca, e fugge tra boscaglie e canneti, braccato da gendarmi e da croati; e gli muor tra le braccia la moglie, a cui non può dar sepoltura, e riprende la corsa per le paludi di Ravenna, e, varcato il confine toscano, riesce a rifugiarsi a Chiavari, dove l'autorit

L'esercizio con le armi consisteva, per le corazze ed i croati, nel maneggio della spada, della sciabola e dei pistoloni da arcione; per i dragoni inoltre nell'uso del moschetto armato di baionetta.

In tarda ora di una notte oscura e piovosa una povera donna scendeva la via del porto con un orcio pieno d'acqua attinta alla pubblica fonte di piazza grande. Quando fu in vicinanza del vicolo della Cisterna, la poveretta veniva brutalmente assalita da quattro croati, i quali, toltole l'orcio, volevano trascinarla nel vicolo oscuro per violentarla.

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