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Aggiornato: 26 giugno 2025
Quando un nuovo suono di cornetta avvisò che il battello stava per approdare, il cuore del Cresti si mosse sotto l'impulso di un soave sentimento, che gli fece correre la saliva per la bocca. In questi lunghi dodici anni, per quanto divisi dagli oceani, i due vecchi amici non avevan mai cessato di scriversi, ed eran state lettere lunghe, espansive, come sogliono essere quelle delle persone che parlan poco. S'eran lasciati giovani, nel fiore della vita, e stavano per rivedersi, non vecchi, ma al volgere di quella seconda et
Cresti tenne alzate le due dita aperte, agitandole nell'aria, poi riprese: Possiamo far i conti almeno per la Madonna di dicembre? Non so! rispose faticosamente la sposina senza togliere gli occhi dalla fiamma. Io non voglio, nè saprei essere un tiranno: ma ho pur bisogno di far i miei conti.
Ma nè donna Vincenzina aveva occhi per vedere, nè Massimo aveva parole per distrarla. In quanto a Cresti era come un uomo schiacciato tra due dolori, il suo e quello degli amici. Egli si era illuso che Ezio potesse essere morto nel cuore di Flora: ma era invece a credere che il colpo di pistola del barone lo avesse fatto improvvisamente risuscitare.
L'uno era uno scontroso, l'altro un timido, colla differenza che c'è fra una capra ostinata capace di cozzare, anche coi corni rotti, contro un pilastro, e un coniglio a cui lo scatto d'una trappola fa battere il cuore fino alla soffocazione. Il Cresti, rimasto sempre solo, s'era rinforzato nella sua selvatichezza, che è come le squamme per gli animali deboli.
Cieco per sempre? a ventiquattro anni? ripetè il povero Cresti con una voce fuggevole, in cui tremava la compassione.
Questo pensiero d'un appoggio per l'avvenire gli aveva fatto parer dolce e ragionevole il ritorno: e poichè Cresti aveva delicatamente così ben preparato il terreno, era una sciochezza aver tutta quella sì grande paura, quasi che il rivedere la donna che si è amato inutilmente in gioventù, fosse come aprire una tomba. Cresti ha ragione di dire ch'io son peggio d'un fanciullo.
La signora Matilde, che era venuta ad incoraggiare i buoni propositi, assisteva la sorella in questo nuovo passo della vita. Si sperava di avere anche il buon Cresti come testimonio, ma il vecchio brontolone si era scusato col pretesto di cento mali e di una grande pigrizia.
Flora senz'osare un giudizio trovò che Cresti aveva avuta la mano felice e gli raccomandò di non fidarsi troppo dei restauratori che son peggio dei topi.
Sì, un consiglio d'arte. Cresti che pareva gi
Vennero incontro le altre donne col lume e tutte si rallegrarono delle buone notizie. Flora, un po' più pallida del solito, si mostrò tuttavia perfettamente tranquilla, guarita e persuasa. Pregò Cresti di sedere, di riposare, di prendere qualche cosa, almeno un caffè: ma il signor cavaliere col pretesto che le sue donne l'aspettavano a casa, Dio sa con quanta ansiet
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