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Aggiornato: 23 giugno 2025
«Sono segni del cielo! Corri tu pure, disse il frate al signor Fedele e trova modo di portar qua il barone... Chi sa? La compassione può dare l'ultimo ajuto a movere l'animo di Bianca... va.»
Su via, forzato continuò il principe senza più fare attenzione a sua moglie su via, galeotto, alla tua catena, ai tuoi giorni senza luce, alle tue notti piene di vampe, ai tuoi vaneggiamenti, ai tuoi rimorsi, ai tuoi delirii, alla tua sete di vita, alla tua disperazione. Marcia, corri, va ad accoccolarti sul tuo giaciglio di carboni ardenti, e rumina, che tua moglie
Ricordati che sei di messere Oldrado! e il padre si strinse con amore guerriero il giovane, ed io affermo che vi ponesse la istessa forza e la istessa intenzione, che usava, serrandosi al suo cavallo, per inseguire un nemico. Ugo moveva ad un armeggiamento ad armi cortesi, per il che il padre lo domandò con scienza sperimentata: Sai come si chiama il rischio a cui tu corri? Giuoco.
Martino, su via, presto, corri ad aprire il cancello del cortile, fa entrare la vettura che ha condotto il signore... animo, corri.... Non era possibile interromperlo, e Martino era gi
Rimenatel pur qua. FILENO. La lepre è giunta. E che volevi far cosí a fuggire? Sta' pur, ch'io t'ho. CRISAULO. Va'; corri al capitano, Timaro, da mia parte; e fa' che mandi qui dieci sbirri, ché li voglio dare uno assassino. PILASTRINO. Oimè! Misericordia! CRISAULO. Usarla in te sarebbe cosa iniqua: ché sei un ladrone e non vuoi ravederti. Sarai pagato adesso. PILASTRINO. Odi, Fileno?
«Gismonda, corri alla fontana, e porta un po' d'acqua.»
Luce di mia vita, che al cor lasso di sí dolci pensieri fosti esca un tempo, altro or da me non vuoi che pianto e morte. È venuto omai l'ora. La ti do volentieri. FILENO. Aimè, padrone! CRISAULO. Io passo. Potrai dirle tu con vero ch'io son morto per lei. FILENO. Timaro, corri; porta aceto rosato e malvagía e confessioni. Aimè! ch'io tremo tutto, ché 'l padron si vien meno.
Il mugnaio diede un balzo e diventò livido; la donna più non sapeva in che mondo si fosse. Presto, presto! proruppe una voce di fuori. Lena! tuo marito è morto. I campagnoli non usano complimenti. Elena scoppiò in un urlo e corse ad aprire. Corri!... è l
vid’ io lo Minotauro far cotale; e quello accorto gridò: «Corri al varco; mentre ch’e’ ’nfuria, è buon che tu ti cale». Così prendemmo via giù per lo scarco di quelle pietre, che spesso moviensi sotto i miei piedi per lo novo carco. Io gia pensando; e quei disse: «Tu pensi forse a questa ruina, ch’è guardata da quell’ ira bestial ch’i’ ora spensi.
SINESIO. Ma perché trattieni te stesso e me consumando questo tempo in dolerci? corri e senza lasciar punto di sollecitudine va' ricercandola per una strada, ed io per un'altra; forse l'incontraremo. Io vado ringraziando sempre la divina bontá ché mi dia per nuora una donna di sí mirabil condizione! ERASTO. Vado. Ma eccola che viene.
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