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Aggiornato: 29 luglio 2025


Nella contrada di S. Erasmo, spopolata e silenziosa anche a di chiaro, non era indizio che abitasse anima viva, e solo ogni mezz'ora si sentiva rimbombare in quella quiete il martello dell'orologio dell'Annunziata.

La via era angusta. Le case riscaldate dal sole irraggiavano un tepor dilettoso; e non so qual lenta mollezza emanava dal cielo oltremarino, dall’erbe fluttuanti lungo le gronde, dalle rose delle finestre, dalle mura bianche, dalla fama stessa del luogo. Ha il luogo fama d’albergare le più belle popolane pescaresi: vive e di generazione in generazione nella contrada si va perpetuando una tradizion di belt

Le fabbriche attuali, per lo più di carta, costruite grandiosamente e secondo i migliori sistemi moderni, debbono la loro origine ai francesi del tempo di Murat e principalmente a un certo Le Febvre che, venuto qui povero, trovò sulle sponde del Liri un vero Eldorado, riuscendo a trarre l'oro puro dalla forza delle sue acque. Lasciò a suo figlio queste fabbriche ed alcuni milioni. Il re di Napoli, credo Ferdinando II, accordò a questa famiglia il titolo di conti, titolo che essa invero aveva ben meritato; poichè una contrada poco coltivata deve al talento inventivo di quello straniero la sua ricca vita che non scomparir

Però non un mandato di furto era stato dato dai capi di quella formidabile associazione, volevano tenere la contrada atterrita sotto al loro ginocchio di ferro, ma si sarebbero creduti disonorati a metter le mani in un furto. Si restringevano a lasciar fare, ecco. Strana morale in certi birboni!

Ognuno si riscalda e si travaglia a trovar pro e contro il bruscolino, com'anche a' nostri fa la canaglia quand'uno è morto in caso repentino. Don Simon, don Martino e don Ubaldo volean che fosse in cielo allegro e baldo. Angelin di contrada è di San Pavolo, ed era morto in quella di San Pietro: venne a levarlo il piovan di San Pavolo; voleva il morto il piovan di San Pietro.

Ed il carro pesante, pieno di sacchi, difeso dalla tela verde, svoltò l'angolo della contrada, poi si perdette fra gli alberi umidi nella nebbia invernale.

Per la povera giovane la vista di quel suo compaesano fu una gran gioia. Le parve ch'egli le portasse un po' dell'aure di quella diletta contrada ch'ella aveva abbandonata a malincuore e per essere poi tanto disgraziata in citt

Questa contrada prende nome dai ganci d’una forca in muratura quivi piantata. Il 19 gennaio 1770, venendo per terra da Messina, Brydone, nel vederla scrivea: «Presso alla citt

Le illusioni non erano tuttavia distrutte peranco pienamente. Eravi presso ai Sovrani alleati, raccolti allora in Parigi una deputazione dei collegi elettorali, e da questa aspettavasi la salvezza dell'Italia. Toccare ad essa, dicevasi, l'esporre i bisogni della contrada, e il pattuire le condizioni della sottomissione ad un novello governo. Non si poneva mente che sgraziatamente il paese erasi di gi

Ed ignoro le voglie ambizïose, Non mi curo d'imperio o di potenza, Sprezzo i tesori, e d'oro so far senza Perchè ho le rose. Parlo tacendo e regno senza spada E rinnegar la gioia mia non voglio, Ma il segreto svelare dell'orgoglio A ogni contrada: Sono superbo perchè sono vinto Dalla fragile man d'una fanciulla; E mi tien quella man che si trastulla Di fiori avvinto.

Parola Del Giorno

serafica

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