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Aggiornato: 9 giugno 2025
In tutto il nord, dalla Svezia alla Sassonia e sul Reno, si accendono ancora grandi falò pel San Giovanni; un Inglese trovandosi in Irlanda la vigilia di quel giorno, fu avvisato non si meravigliasse se a mezzanotte vedrebbe accendersi dei fuochi su tutte le alture del contorno ; a Newcastle le cuciniere fanno quella sera fiammate di gioia, a Londra gli spazzacamini vi menano danze e processioni in vestire grottesco; in una valle della contea di Oxford, detta Caval Bianco, si raccolgano tutti i vicini a ripulire, come essi dicono il cavallo , cioè a svellere l'erba da uno spazzo sterrato, che rappresentava un cavallo colossale, ed a passarvi la giornata fra campestri allegrie.
Con questo ragionamento, da cui potrete argomentare che la contea dei Gamberini non valeva un milione, il signor conte si ricattò dell'aria canzonatoria del signor Prospero. Il quale, dopo tutto, non voleva canzonare nessuno, ma solamente mostrarsi tetragono agli assalti della maldicenza di Castelnuovo Bedonia.
Era nato a Vuillafans, nella contea di Borgogna, aveva studiato leggi presso un procuratore di Dôle, e l
Intanto arrivava dalla parte di terra, con fanti e cavalli, il cardinale Giordano di Terracina, governatore per la Santa Sede della contea della Campagna; egli pure richiese la consegna dei fuggiaschi. Il vile traditore, intascato il denaro di Giuda, consegnò gl'infelici che aveva ospitato, nelle mani dei loro acerrimi nemici.
Qui sta il punto, Burigozzo, e la tua storia dei duecentomila non ci ha a che fare gran fatto. Domando io se al Morone c'era bisogno di regalare la contea di Lecco, Vigevano al cardinale, la Ghiarra d'Adda al Lampugnano: terre che rendono pan d'oro e fiorini a staia... e so cosa dico! Manco roba, manco affanni, dice il proverbio, e pare che il duca l'abbia intesa così.
Che! ci avrei un gusto matto. Quei Gamberini, così superbi della loro contea, che guardano il paese con tanto disprezzo, dall'alto di una bicocca piena zeppa d'ipoteche.... Parli piano, per carit
Finalmente si vede sulla cima d'un colle la mole enorme del palazzo di cristallo, che mostra a tutta la contea di Kent la maest
Fu fondata da Gioffredo cognominato il Gobbo, duca di Lotharingia, il quale per circa quattro anni occupò la contea d'Hollanda.»
E il Ferpierre aprì con mano tremante dall'ansia l'altro foglio, che diceva: «Suor Anna Brighton abita a Stonehaven, contea di Kincardine, Scozia. Sono stati presi gli accordi con la magistratura inglese per assumere la sua testimonianza.»
Lì studiavo. Le finestre davano su la corte. Un vecchissimo cavallo di mio padre vi camminava tutta la mattinata. James lo teneva per la briglia. Si chiamava Ramir. Aveva, credo, vent’anni. Era stato il preferito hunter di mio padre, e gloriosamente aveva galoppato per tutta la contea. Negli ultimi anni lo attaccava qualche volta il fattore al suo barroccio, per farsi condurre ai mercati vicini; ma ora il barroccio stava nella rimessa con le stanghe all’aria, carico di ragnateli. Piuttosto che vendere Ramir, mio padre si sarebbe fatto amputare un braccio. Benchè non l’adoperasse mai, James doveva tutte le settimane lucidare la vecchia sella. Così, a furia di strofinarla, si era spelacchiata. E Ramir, ben satollo di fieno maggengo e di avena soffice, calpestava i ciottoli della corte, cacciandosi via le mosche. Io gli portavo zucchero e pane; Ramir, col suo muso bianco, mi sporcava di schiuma le camicette. Quando giungeva il diacono Ralph per impartirmi la sua lezione, sempre udivo il vecchio James dirgli:
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