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Aggiornato: 4 giugno 2025
Diploma del ..... 1282 dal tabularlo della chiesa di Messina ne' Mss. della Bibl. com. di Palermo, Q. q. II. 4, fog. 117. Questo è dato certo di luglio o agosto, perchè vi si legge il nome di Alaimo capitano della citt
Quivi mi cinse sì com’ altrui piacque: oh maraviglia! ché qual elli scelse l’umile pianta, cotal si rinacque subitamente l
Or per empierti bene ogne disio, ritorno a dichiararti in alcun loco, perché tu veggi lì così com’ io. Tu dici:
Questi organi del mondo così vanno, come tu vedi omai, di grado in grado, che di sù prendono e di sotto fanno. Riguarda bene omai sì com’ io vado per questo loco al vero che disiri, sì che poi sappi sol tener lo guado. Lo moto e la virtù d’i santi giri, come dal fabbro l’arte del martello, da’ beati motor convien che spiri;
Male a chi l’erra e per imperizia non ribatte il pallone e lo fa cadere in terra!»³⁹. ³⁹ Opuscoli palermitani, n. 2, p. 53. Ms. Qq E 94 della Bibl. Com. di Palermo.
per ch’ei provide a scalpitar lo suolo con le sue schiere, acciò che lo vapore mei si stingueva mentre ch’era solo: tale scendeva l’etternale ardore; onde la rena s’accendea, com’ esca sotto focile, a doppiar lo dolore. Sanza riposo mai era la tresca de le misere mani, or quindi or quinci escotendo da sé l’arsura fresca.
Non dei più ammirar, se bene stimo, lo tuo salir, se non come d’un rivo se d’alto monte scende giuso ad imo. Maraviglia sarebbe in te se, privo d’impedimento, giù ti fossi assiso, com’ a terra quïete in foco vivo». Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso. Paradiso · Canto II O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d’ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca,
così, benedicendomi cantando, tre volte cinse me, sì com’ io tacqui, l’appostolico lume al cui comando io avea detto: sì nel dir li piacqui! Paradiso · Canto XXV Se mai continga che ’l poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra, sì che m’ha fatto per molti anni macro, vinca la crudelt
ne’ piedi e ne le man legati e presi; e quanto fia piacer del giusto Sire, tanto staremo immobili e distesi». Io m’era inginocchiato e volea dire; ma com’ io cominciai ed el s’accorse, solo ascoltando, del mio reverire, «Qual cagion», disse, «in giù così ti torse?». E io a lui: «Per vostra dignitate mia coscïenza dritto mi rimorse».
mi venne in sogno una femmina balba, ne li occhi guercia, e sovra i pie` distorta, con le man monche, e di colore scialba. Io la mirava; e come 'l sol conforta le fredde membra che la notte aggrava, cosi` lo sguardo mio le facea scorta la lingua, e poscia tutta la drizzava in poco d'ora, e lo smarrito volto, com' amor vuol, cosi` le colorava.
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