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Aggiornato: 1 giugno 2025


RUFINO. Son servitore de un suo parente el quale ora è in casa con esso lei e me ha mandato a chiamarvi; ché la madre e lui sono contenti che voi la sposiate stanotte per ogni modo. E, se voi sète savio, non vi ci pensarete per ciò che, se aspettate a domatina, ve nne potrestivo pentire; ché c'è altri che voi che la vole. PRUDENZIO. Non, per lo amor de Dio.

Io, conte, rispose, attenderò ancora a chiamarvi cugino, quantunque come tale mi siate gi

Ieri sera, tardi: piangeva, si disperava, voleva fuggire, correre a casa vostra! Voleva che io venissi a cercarvi, a chiamarvi! Era in uno stato da far piet

Il signore, mi accennò col dito, si è permessa una condotta che mi ha obbligata a chiamarvi qui e a chiedervi consiglio. La mia deliberazione è gi

Il vostro nome, riprese Gallo-di-fuoco al colmo della emozione, non può esser che Occhio-di-Anémone... ovvero... Abbasso l'ovvero! gridò la fanciulla battendo le palme avete colto nel segno di primo tratto... Io mi chiamo Occhio-di-Anémone... come voi, mio bel signorino, dovreste chiamarvi.... dovreste.... chiamarvi.... Via! Ajutatemi un poco...

Questa fu la tutela, questa la difesa, la protezione che io m'ebbi da voi!... Ed ora io debbo sorridervi, porgervi la mano, chiamarvi caro cugino, e anche ascoltare in pace gli oltraggi che mi volgete col sorriso di miele sul labbro! Un servo entrò. Signora principessa, disse, un uomo domanda di parlarvi. Ha detto il suo nome? chiese ansiosamente la signora. Ha detto di chiamarsi Giano.

Sentite Gervaso, continuò, veramente dovrei incominciare a chiamarvi signor conte, ma per ora permettete, sto forse per rendervi un'immenso servigio e la gioja mi confonde le facolt

Signore, disse la contessa al giovine, come fu giunto vicino a lei, ho ardito chiamarvi da me come si usa con un vecchio amico. È però giusto che, come ad un vecchio amico, vi stringa la mano, mentre vi ringrazio della vostra sollecitudine.

LAMPRIDIO. Per non tenerti a bada, io son tutto quello che poco anzi costui ha detto che sei tu. EUGENIO. Voi potete chiamarvi del mio nome ed esser figlio a Teodosio, ma non potete esser me giamai. LAMPRIDIO. Mirami un poco in viso. Sta' fermo. Non vedi che diventi rosso e che cominci a tremare? EUGENIO. Vi paio io uomo da tremare se ben sto mezzo nudo?

Segnaste un patto che tradiva Venezia, l'Italia, le vostre promesse e gli uomini che, sulla fede di quelle, s'erano da ogni parte d'Italia affrettati a combattere intorno a Voi: un patto che v'era imposto dallo straniero; imposto da chi era sceso come vostro alleato e si faceva a un tratto insolente padrone; imposto, senza pur chiamarvi a discuterlo; imposto col tratto villano di chi vi tiene per nullo e incapace di ribellarvi.

Parola Del Giorno

s'alceste

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