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Aggiornato: 14 giugno 2025


Ma il movente maggiore di quel fatto di sangue, di miele e di cipolle, mi venne da un lungamente maturato bisogno di ghiottoneria, di cui era forse inconscio io stesso nel momento della catastrofe. Il Niño d'Ambra era l'ideale delle mie merende e delle mie cene. La vendetta fu il pretesto della gola.

E non trovava la parola adatta, sufficientemente dolce. È molto originale ciò che tu dici, seguitò poi. Come? Sei in procinto di guadagnarti da vivere facendo un mestiere, e ti balocchi a Parigi, tra cene e teatri? Ma se lo sapesse, la contessa per la prima te lo impedirebbe!... A me la vita di Parigi costa in media duecento lire al giorno. Noi siamo più modesti, osservò Folco.

Tornerai nei balli scintillanti, nelle dorate case delle avventure d’una sera; invecchierai presso le tavole da giuoco, strofinando i tuoi gomiti nudi sui tavolini delle cene, appressando le tue labbra tinte all’orlo dei bicchieri che avvelenano; riderai, splenderai, come una creatura che per vivere senta il bisogno dell’eccitazione artificiale; qualche uomo prepotente sar

Si guardò bene dunque di accennare neppur per ombra alla Tricon, ai venticinque luigi necessari, ad altre simili bagatelle; e invece impacchiuccò ad Enrico una risposta inventata come tutto il resto, e continuò a parlargli di presentazioni fatte sul palcoscenico, anzi nel di lei camerino, da un amico parigino, che aveva entratura nelle coulisses, poi di gite in campagna fatte insieme, e di serate al Mabille, e di cene, e di orgie in cui non c'era la benchè minima ombra di vero, ma che a lui pareva lo posassero in faccia ad Enrico su un piedestallo eccelso.

Ecco cosa vuol dire combinar le cene sui due piedi, senza riflessioni di sorta! E non sono molti giorni che in un momento di confidenza quella cara fanciulla la mi diceva: Guarda il mio Adone, la mi chiama sempre il suo Adone; dev'essere un nome che ha appreso allorquando in casa d'un certo dottore in teologia esercitava le funzioni di... governante.

Egli veniva di rado a visitar Gioconda e Folco. S'era accorto che la contessa era gelida con lui, e quantunque non trovasse la ragione di quel contegno, non intendeva chiederla, far capire che aveva capito; poi Folco era l'intero giorno occupato, ritornava a casa la sera stanchissimo; non si sapeva quale fosse l'ora meno inopportuna per una visita. Da ultimo, Ariberto pensava che alla contessa, orgogliosissima, sapeva male forse ch'egli, compagno di cene e di svaghi a Parigi, vedesse la sua povert

Pensò alle cene sontuose e pazze nelle quali l'allegria fragorosa ed ebete non valeva a farlo sorridere, pensò alle pazze innamorate che non gli facevano battere il cuore pensò come nulla più lo interessasse qualche mese prima, e comprese quanto era mutato, ora che una riga di Paquita lo riempiva di gioia e di tormento. Traversò la strada come volando, montò la scala, entrò.

Parola Del Giorno

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