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Aggiornato: 5 ottobre 2025


Era don Peppino. Don Castrenze gli presentò l'amico. Allora smontarono, e stretti in un gruppo, tenendo le bestie a mano, si messero a confabular sottovoce. Don Peppino faceva delle domande al falso Serafini; voleva altri e più precisi schiarimenti sull'affare, voleva aver la certezza che il sacerdote non avesse preso un granchio a secco: si trattava di risicare la libert

E come si fa ora?... oh, Vergine santa!... Il furbo si stringeva nelle spalle, sporgeva il labbro inferiore: e' non lo sapeva.... no, davvero non lo sapeva.... l'affare era brutto assai.... E quando l'ebbe impaurita a dovere, disse dimenando il capo: Via.... forse.... si può accomodare ogni cosa. E come? Datemele, le darò a Castrenze, egli le rimetter

Peppe gli raccontò ogni cosa, tra scaltri ammicchi, e sghignazzamenti. E ora che ne faremo? domandò Castrenze. Le porterò a un altro, to'. Bravo. E così fece: e l'indomani nuova gozzoviglia nella taverna del Maffioso: e nella piazza il solito «aspetta

E chiuso l'uscio, seguitò. Queste posate.... Ebbene? Sono del Capurbano, il padre di Castrenze. Diavolo! Seppe che gliel'aveva rubate il figliuolo, lo prese per un orecchio, lo condusse in una stanza, serrò l'uscio, e di dove vieni? vengo dal mulino. Capite.... svesciò ogni cosa.... anche che le posate l'avete voi. Davvero!

Parola Del Giorno

c’illuminer

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