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Aggiornato: 25 giugno 2025


Il 27 «la Bellona» la più potente nave armata della squadra nemica, attacca il forte della Lanterna con le sue bordate e nonostante fiera difesa, smontati alcuni pezzi, il forte fu costretto al silenzio: diresse allora la nave le sue bordate alla Darsena, ma i cannonieri del forte Marano risposero con spessi colpi e con tiri così bene aggiustati da aprire numerose falle nei fianchi della «Bellona» che fu salvata dal «Vulcano» accorso in aiuto per trarre la Nave Ammiraglia a rimorchio fuori del tiro del forte; essa ebbe il comandante mortalmente ferito, due morti e quaranta messi fuori di combattimento.

Urgeva quindi porre riparo a tanta rovina, resa ancor più grave dal progresso cospicuo che altrove aveva realizzato l'arma d'artiglierìa nella tecnica e nella tattica, mercè l'addestramento continuo ed intenso dei cannonieri; laddove i bombardieri veneti dedicavano all'arte di Santa Barbara soltanto il limitato tempo che le giornaliere occupazioni loro concedevano, ed anche questo di malavoglia o facendosi surrogare dai peggiori rifiuti della societ

Su, in coperta, gli ordini s'incrociavano, gruppi di marinai correvano da un capo all'altro, in mezzo al frastuono dei congegni messi in azione. I cannonieri rizzavano le artiglierie, altri uomini le forge, i banchi, tutto ciò che non era fissato alla nave; gli argani cigolavano, a prora, recuperando la catena dell'áncora fino a lasciarla a picco lungo; i fumaioli gi

Nel seguente anno 1785 i cannonieri del reggimento artiglieria si distinguevano nel violento bombardamento della cittadella di Sfax. La bombarda Distruzione, nel combattimento del 30 luglio colpiva 31 volte il segno su 32 tiri, il 31 luglio 23 volte su 47, ilagosto infine 39 volte su 47. La bombarda Polonia ilagosto stesso colpiva 55 volte il nemico su 61 colpi lanciati.

Infine, al Lido ed a Mestre, i cannonieri del reggimento si esercitavano nelle prove di traino con buoi e cavalli, e d'inverno si adoperavano per riconoscere lo spessore dei ghiacci al margine della laguna e nei canali navigabili, per determinare la capacit

Il 5 ottobre 1785 l'Emo, coadiuvato dai suoi cannonieri, impiegava per la prima volta due di tali batterie blindate galleggianti nel bombardamento della Goletta, «ed era molto cosa piacevole scriveva un testimonio oculare nel veder da tutti i lati cadere fulminanti le nostre bombe sopra la rinomata Goletta che, tutta fumante, mi sembrava un Vesuvio» .

Era il drappello disceso al mare dalla parte di Punta Martina, e percorrendo la spiaggia in curva, andò a fermarsi a riparo di Punta Sentinella. Per quanto si poteva scorgere non vi erano barche alla vista. Allora fu il primo pensiero di Olivo Pina il mandare a speculare da luogo ove si scoprisse più largo orizzonte, e intanto provvedere alla sicurezza della brigata. Ordinò all'Ornani di percorrere il lido dalla parte di Punta Martina, e giungere allo scavalco da dove si scorge vasto tratto di mare verso Castiglione, ma di camminare sempre per la macchia facendo in modo di non essere veduto dai cannonieri di Punta Martina. Appostò il Carmagnini nel bosco presso la Via delle Costiere, colla ingiunzione che se passasse il cavalleggere e non vedesse quanto si andava facendo alla Cala, lo lasciasse andare oltre, ma se succedesse altrimenti, facesse fuoco su lui. E il Carmagnini si appostò tranquillo al suo posto, pronto ad eseguire l'ordine ricevuto. L'Ornani poi percorse sempre per il bosco il tragitto indicato, ma arrivato allo scavalco di Punta Martina speculò l'uno e l'altro braccio di mare senza vedere la barca, e tornò a darne avviso ad Olivo Pina, da cui ricevè l'ordine di andare per la parte opposta onde vedere se l'Azzarrini fosse per venire di l

Montammo su alla chiesa, una sezione d'artiglieria stava ai due lati della modesta parrocchia; il colonnello Olivier, assisteva alle operazioni dei suoi cannonieri: e a pochi passi da lui, con un sangue freddo invidiabile, col suo breviario sotto il braccio se ne stava il prior di Fontain.

Passarono i quattro Scarlinesi, per tornare alle case loro, dalla Torre di Partiglioni, e visto presso l'innocente cannone, utensile obbligato delle torri di costa, volevano in segno di festa a ludibrio dei cannonieri e del loro governo, gettarlo in mare.

Il 22 febbraio il forte Real Basso, Porta Saracena, Santa Chiara, i bastioni di Don Blasco, le barricate di Porto Franco, e l'Arsenale cadevano in mano delle forze cittadine. Aiutati dall'ardire eroico dei bravi cannonieri palermitani il valoroso popolo messinese si avventava furioso all'attacco.

Parola Del Giorno

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