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Aggiornato: 4 giugno 2025
Ma io stessa mi sentivo come lei: pallida e con la bocca sciupata. In fondo al corridoio, con fragore, una porta si spalancò. Era il vento. Le due candele si spensero. Il vento c’investì con impeto, quasi volesse attorcigliarsi ai nostri fianchi, strappare via le gonne dalle nostre cinture. Odette mi pose una mano sul braccio; disse, tra il vento:
¹ Ottimo vino che fa in Italia, e così si chiama perchè nasce da magliuoli primieramente venuti di Grecia. I masnadieri risero al motto, e tolto i fiaschi del vino ed alcune candele, si disposero in circolo sul pavimento dando principio alla partita. Avevano fatto da sei giri di giuoco, e bevuto altrettanti fiaschi di vino, allorchè una voce, che pareva uscisse di sotto terra, chiamò: «Beltramo!»
Allora mi si presentò una figura, o meglio due figure che ne facevano una sola, degna della matita di Goya o della penna di Hoffman. Immaginatevi un uomo alto quasi tre metri e una rozza lunga più di quattro; sottili, allampanati, e cavallo e cavaliere, come due candele poste in croce, e il grottesco profilo del famoso cavaliere dalla trista figura, vi parr
Sopra il caminetto scintillava una coppia di candelabri dorati, con le candele intatte. Un automa di cartapesta, raffigurante un macacco in abito moresco, meditava immobile dall’alto d’uno di quei tavolini intarsiati che vengono di Sorrento.
Quale fu la sua meraviglia quando il mattino seguente, accendendo le candele per la prima messa, inciampò in un corpo disteso per terra, ai piedi della Madonna nuova, e riconobbe Tonio e constatò che era morto!
Cambiò tono ad un tratto per dire con ostentata indignazione: Ma quel sor Lorenzo è proprio imperdonabile... Non essere neppur venuto a darle un ultimo addio. La monaca non disse nulla: dispose appiè del letto il tavolino col crocifisso e le candele, accostò l'inginocchiatojo e si mise a pregare.
Il fumo delle candele doveva bene un giorno o l'altro portare i suoi effetti deleterii. Ieri, poi, per compir l'opera, la nostra signora è stata fino al tocco senza prender niente; nè bevanda nè cibo. Quante volte non sono stata così! rispose Gisella, sorridendo. Ma ieri non potevate.
Il giorno 19 essendo domenica, assistemmo alla messa, che fu per vero dire soggetto di distrazione più che di divozione; era detta da convertiti Abissinesi che recitano le loro orazioni nella lingua madre, e vestono una lunga pellegrina come anticamente si usava nel servizio religioso; i chierici erano pure indigeni e vestiti di rosso; le candele anch'esse nere, perchè fatte con cera del paese non purificata.
Loredana vide larghi e pesanti cortinaggi alle finestre, un letto ampio, una pelle di tigre, con la testa enorme e gli occhi fissi, stesa a terra; sopra un tavolino moresco incrostato di madreperla ardevan cinque candele in un candelabro di vecchio argento; a una parete scintillavano le guaìne metalliche di armi stravaganti.
Questa non era paurosa nè profonda; nulla in sè aveva dell’antro o della spelonca, nulla dei sinistri abitácoli di uomini primordiali o di fiere scomparse; ma solo appariva per due fenditure nella roccia, che ne formavan l’entrata e l’uscita; odor rancio di candele consunte appestava l’aria sotto la volta affumicata; le labbra dei fedeli avevano intaccato e reso liscio il sasso delle pareti; nel fondo era una specie di strozzatura, dalla quale pullulava un filo d’acqua, scarso, debole, che ogni tratto s’interrompeva.
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