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Aggiornato: 20 maggio 2025
Suo marito trovava talvolta, è vero, ch'ella era un po' troppo prodiga di bei sorrisi, di sguardi affascinanti; ma ella con uno di quei sorrisi, con uno di quegli sguardi, che lo preoccupavano, calmava la sua gelosia, distruggeva i suoi sospetti, talora lo faceva pentire, lo incantava sempre.
In un canto, la monaca inglese empiva di ghiaccio una vescica; l'assistente ravvolgeva una fascia. Le cose tornavano nell'ordine e nella calma, a poco a poco. L'inferma rimase a lungo in quel sopore; la febbre comparve leggerissima. Nella notte però ella fu presa da spasimi allo stomaco e da un vomito infrenabile. Il laudano non la calmava.
Intanto i pensieri volavano a casa mia, all'avvenire, ad una lunga prigionia, a sofferenze, alla morte; e per buona sorte la noja insistente di questi importuni non lasciava troppo tempo allo svolgersi dei pensieri, e il succedersi di questi mi calmava l'indignazione della posizione in cui mi trovavo condannato.
Mentre ella fantasticava pensando al mezzo di uscire da quella difficile situazione con minor danno possibile per il marito, don Pio, sotto il grande baldacchino di stoffa stemmata provava il pentimento per la promessa fatta e calmava la sua coscienza, poco scrupolosa, ripetendo a sè stesso che i giuramenti d'amore hanno un valore relativo, e che nessuno è obbligato a tenerli. Questo ei diceva alla sua fantasia infiammata per non privarla di una speranza, questo ei diceva ai suoi sensi eccitati, questo diceva a tutto l'esser suo che non aveva altro desiderio se non quello di possedere Maria. Non potendo dormire, don Pio si alzò verso le quattro e si pose a fumare per la camera cercando di stancarsi, affinchè gli riuscisse più facile di prender sonno; ma gli occhi restarono smisuratamente aperti, il corpo pareva non volesse il riposo e davanti a sè vedeva sempre Maria, che lo guardava affascinandolo con i suoi grandi occhi chiari, col suo sorriso fresco di bambina, con quel profumo soave di onest
Mi servirono un vinetto bianco che mi parve il néttare degli Dei, c'era qualche cosa in quel vino che calmava l'anima agitata, esilarava lo spirito, sorrideva alle illusioni, rinfrancava le speranze. Mangiai con sufficiente appetito per un innamorato cotto, e mi sentii rinfrancato lo stomaco, ma oppresso dalla stanchezza. Rientrato nella stanza mi coricai.
E a poco a poco quel tormentoso senso di invidia si calmava per dar luogo a un sentimento di compassione di me stesso, che tornava a farmi zampillare nel cuore inaridito la sincera e copiosa onda di affetto di cui era stato capace negli ultimi mesi della vita di Fausta, quando l'avevo amata umanamente, senza sottintesi, senza secondi fini, per la sua bellezza, pel suo affetto, pel suo sacrifizio; e avevo tremato dall'angoscia di perderla, dal rimorso di aver affrettato sconsigliatamente la sua misera fine; e l'avevo pianta come non avevo mai pianto fino allora, nè dopo.
Io era destinato ad avere sempre sotto gli occhi l'esempio dell'ordine, dagli uomini o dalle bestie, senza approfittarne. Dopo pranzo Bitto se ne tornava a casa, a fare la sua guardia alla porta, e guai se qualcuno s'avvicinava. Egli dapprima abbaiava francamente, poi incominciava a latrare, e finiva con un certo ringhio che metteva tutti in riguardo. La mia voce lo calmava.
A poco a poco, gli entrava in cuore la sicurezza che il babbo lo avrebbe salvato, che il babbo gli avrebbe pagata lui la cambiale; ma quanto più si calmava tanto più provava dispetto e bruciore dell'abbandono, del tradimento di Fanny; bruciore, sentimenti che, a poco a poco, all'idea della sua bella, perduta per sempre, si tramutavano in rammarico dolore. Dio!... Dio!... Che infamia!
Era assai confortante il rivederlo. La sua statura e le sue larghe spalle riempivano l'appartamento; la sua tranquilla forza soggiogava e calmava gli animi. Ben egli era «il baluardo» di cui Clarissa aveva parlato nella Villa Solitudine, tanti anni fa.
Cara Veronica.... come siete buona!... avete sostituita mia madre sulla terra.... che il cielo vi benedica mille volte. E pensando alla mia miseria e all'ottimo cuore di quella donna, io piangeva come un fanciullo. Allora essa mi calmava chiamandomi matto, smemorato, fantastico, epiteti coi quali soleva generalmente esprimermi la sua affezione.
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