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Aggiornato: 6 maggio 2025


Le sue 800.000 anime buttavano via sul selciato i corpi affranti gretti e rapaci per salire in alto e vedere, vedere. Su, su, a grandi grappoli colorati, salivano le anime come palloncini sfuggiti alle mani dei bimbi. Finalmente potevano immaginare, forse vedere ciò che i fratelli, i padri, gli sposi, gli amanti facevano, combattevano, soffrivano laggiù.

Anche lui, in fin dei conti, anche lui, Daniele, sudava da venti, da trent'anni in quel fondaco, in quella cantina, in quella prigione, senza mai aver domandato niente, mai niente, nemmeno un tozzo di pane, più di quel tanto che gli buttavano sul piatto come un cane; erano venti, trenta anni che sgobbava anche lui, da mattina a sera, senza aver chiesto niente, mai niente, nemmeno un giorno di riposo, un minuto di pace.

I carabinieri che ci circondavano erano quaranta, tutti a cavallo, armati fino ai denti. Fumavano e si buttavano da una parte all'altra le birichinate della sera prima con le donne, senza punto badare al nostro supplizio. L'assieme era lagrimevole. Ci sarebbe voluto un fotografo.

I carrettoni chiusi scompigliavano e buttavano manate di nero sulla tela lugubre che s'allargava a ogni minuto. I traballamenti delle ruote andavano sul cuore della moltitudine come fitte che si sprofondavano nelle ferite palpitanti e sollevavano in tutti il vespaio delle supposizioni.

Mi sembrava di barare contro tutti quei visi pallidi, sconvolti, quelle mani increspate che buttavano le puntate su le carte con gesti imprecanti, raddoppiandole colpo su colpo, sperando che la Fortuna avesse dovuto stancarsi e voltare indietro la sua ruota, secondo i calcoli loro. E il giorno dopo scrivevo alla Savina: «Sei libera. Tieni tutti i mobili dell'appartamentino per ricordo di me.

Coloro, che non indossavano ancora il costume del forzato, vennero vestiti alla presenza di tutti e di una moltitudine di guardie. Ci si buttavano gli abiti, senza badare se erano adatti per un gigante o per un nano. A me, come ergastolano, diedero la berretta verde, la cravatta rossa, la giacca rossa, e i calzoni con strisce turchine.

I ventiquattro, dopo dieci ore di processo, ritornavano in camera sfiniti o stracchi morti, mangiavano un boccone e si buttavano sul pagliericcio con la speranza d'addormentarsi subito e dimenticare ciò che avevano sentito nella giornata.

I soldati affaticati dalla lunghissima marcia si buttavano lungo le strade: i carriaggi si succedevano a ogni minuto: a ogni minuto vedevi un via vai di ufficiali di stato maggiore, di staffette, di batterie; alle botteghe di fornaio, ai caffè, ai restaurants una pigia di persone concitate che bestemmiavano e facevano ai pugni tra loro; noi eravamo affamati, ci avevano detto al quartier generale che per quel giorno saremmo rimasti in paese, e non si trovava un tozzo di pane per sfamarci.... Oh! la dolorosa situazione.... In campagna, alla guerra, ci si adatta l'idea del sacrificio, di un dovere da compiersi offre soddisfazioni più belle quelle di un bisogno naturale soddisfatto, ma sicuri di non scaricare più il fucile, testimoni di una pace disonorevolissima che veniva vigliaccamente subita da una nazione, fin'ora rispettabile, noi ci sfogavamo con imprecazioni, e forse saremmo stati anche capaci di qualche malestro, pur di fugare la minima sofferenza.

Un garzone di fornaio vi porta il pane regolarmente un paio di volte la settimana, da Casorate o da Gel. Fino a pochi anni sono, avevano il pregiudizio che i pomidori maturi fossero cattivi; però s'affrettavano a mangiarli verdi, e appena rossi li buttavano via, mentre avrebbero fatto tanto bene alle loro minestre così malcondite.

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