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Aggiornato: 1 giugno 2025
Questa parola fu un balsamo per l'esacerbato mio spirito; di cosa non è capace una donna?... Per niente gli antichi non immaginarono Ercole che fila ai piedi di Onfale. E così venne il martedì, giornata che noi credevamo simile alle altre che ci aspettavano, per monotomia e che grazie alla lealt
Mentre i curiosi aspettavano pertanto con più tranquillit
Gino, a quelle parole, si fermò sui due piedi, guardando in viso il compagno. Mi aspettavano! diss'egli, commosso. Certamente; rispose Don Pietro. Non aveva Ella promesso di venire per quella occasione alle Vaie? È vero, soggiunse il prete, tentennando la testa, che molte cose aveva promesse.... Gino badò poco all'accento di triste ironia, con cui Don Pietro aveva proferite quelle ultime parole.
Se una tanta sciagura doveva alienare i Lombardi dall'imperatore, più ancora conferirono ad esacerbare viemaggiormente gli animi in quell'occasione la condotta e le parole del vicerè. Nel carteggio di lui con quei della sua famiglia o con gli ufficiali dello Stato, ne' suoi manifesti, ne' suoi bandi cotidiani, trapela ad ognora quel sentimento fatale di soprastanza di cui un Francese stenta sempre moltissimo a sceverarsi inverso all'estrano. Eransi partiti i Lombardi dal loro bel paese, abbandonando il mite loro clima, rinunziando ogni conforto, ogni agio della vita, correndo ad esporsi ai più crudeli stenti, alle fatiche, ai geli, ai patimenti, alla schiavitù e alla morte, e tutto ciò per una causa tutt'altro che propria, e dalla quale non aspettavano alcun pro per la patria loro. Non era egli in debito di dar loro alcuna testimonianza di benivolenza, colui pel quale sagrificavano volonterosi persino le vite, e il quale avea di gi
Questo mondo fantastico si creava dinnanzi a lei per una combinazione di specchi metallici, i quali ritraevano perfettamente un cielo di zaffiro, un lago placido e sereno. Gli occhi di Fidelia aspettavano che quella solitudine di spazio e di acque si animasse improvvisamente di una figura umana, di una figura che per lei, per la fanciulla innamorata, avrebbe rappresentato il Dio animatore.
Nei primi di dicembre, in un sabato, il tempo era bello. Uscii, tornai al vicolo Giganti tutto pieno di centinaia di femmine che aspettavano l'estrazione dei numeri del lotto e ne discutevano a gran voce. Cercai Fortunata. Era lì in casa a lavorare all'uncinetto, accosto alla tavola, sulla quale si raffreddava la minestra in un piatto.
Aspettavano l'arrivo del sindaco, del dottore Leoni e del parroco, invitati a pranzare da Bice per far meglio passare il tempo ai due ospiti, giacchè il treno non ripassava verso Bologna che sulle undici.
I ritratti dei generali imitavano il loro imperatore; le battaglie appese ai muri, coi loro morti e i feriti, e i reggimenti all’attacco, aspettavano invano la ritirata o la vittoria. Metilde passeggiava lentamente, osservando ogni cosa, e passava da una stanza all’altra, mandando dei lunghi sospiri.
Uscirono, e non dissero parola. La barca era approntata in quel punto della riva in cui Brunello s'incontrava sempre con Nicla. Due barcaiuoli appoggiati al loro remo aspettavano; a poppa sventolava la bandiera di seta tutta bianca, col serpentello vermiglio raggomitolato in un angolo. Vedi? mormorò Nicla. Brunello accennò col capo; non poteva parlare. La barca non è più quella, soggiunse Nicla.
Il povero prevosto aveva un aspetto compassionevole, quando giunse co' suoi drappelloni nuovi, e con le sue cognizioni anche più nuove, alle Vaie. Lo aspettavano tutti con ansia, e primo fra tutti il signor Francesco Guerri, a cui raccontò per filo e per segno quanto aveva udito dal conte Malatesti.
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