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Aggiornato: 4 maggio 2025


......... Col tuo secondo duca Te vidi io prima, e de lo sacre danze O dimentica o schiva; e pur franco. numeroso il portamento, e tanto Di rosea luce ti fioriva il volto, Che Diva io ti conobbi, e t'adorai. Ed ei lieto ti ridea, lieta D'amor primiero ti porgea la destra, Di fidata compagnia, che primo Giurato avrei che per trovarti ei l'erta Superasse de l'Alpe, ei le tempeste Affrontasse del Tuna, e tremebondo Da la mobil Vertigo e da l'ardente Confusïon battuto in sul petroso Orlo giacesse. Entro il mio cor fêan lite Quegli avversarii che van sempre insieme, Riverenza ed Amor; ma pur pio Aprivi il riso, e non so che di noto Mi splendea ne' tuoi guardi, che Amor vinse, E m'appressai sicuro. E quel cortese, Di cui cara l'immago ed onorata Sarammi, infin che la purpurea vita M'irrigher

Rememora che quando pervenesti a Salerno non v'era giovine d'intelletto piú terso di indole piú elegante di te. Sempre col Cantalicio e con lo Spicilegio alle mani; appena diceva: «arrige aures», che subito ti ponevi in ordine e aprivi le orecchie; non ti dava dettato cosí grande che non l'avessi capito e posto ben bene entro i meati dell'intelletto.

Quando dianzi aprivi la bocca, ed io te la turava, con un ducato, ti sei rimasto da abbaiare, brutto Cerbero. Per dio! ho perduto anche questa; a me le carte. Più della vostra moneta, avrei avuto caro che ve ne andaste via; da biscazziere onorato... Se tu puoi fare che queste parole stieno insieme, anche un minuto secondo... io... io ti dono la Sicilia di qua, e di l

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