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Aggiornato: 15 giugno 2025
«Dio ajuti l'Italia e rimova il pericolo, che voi le suscitate, degli stranieri! Quanto a noi, amiamo la patria comune più che noi stessi. Noi non raccoglieremo quel guanto. Noi non resisteremo pei nostri diritti perchè la resistenza sarebbe cominciamento di guerra civile, e la guerra civile, colpevole sempre, lo sarebbe doppiamente oggi che lo straniero invade tuttora le nostre contrade.
E perché il duro esilio più ci annoi, padri, figli e mariti, che sì amiamo, aspro e lungo divorzio da noi fanno, come piace al crudel nostro tiranno.
E la Francia, la Francia-popolo, la vera Francia, che noi amiamo e non confondiamo, signore, con voi e coi vostri, la Francia che geme e freme sotto un obbrobrio non meritato, sentir
No, no; ripeteva frattanto, non guardare laggiù. Non sai che il vuoto attira, bambina? Anch'io sono stato sul punto di cedere. Gisella, Gisella, anima mia, vita mia, che è mai questo pazzo giuoco? Mi avete fatto paura. Ma è possibile, una follìa come la nostra? No, cara, no, adorata, non c'è niente laggiù; non ha leggi il vuoto. L'amore, hai ragione, l'amore è tutto. Non è l'anima del mondo, l'amore? E noi lo vorremmo sacrificare a quattro leggi umane, nate dal fatto materiale della occupazione della terra, e condotte di sofisma in sofisma a giustificare la servitù delle anime? lo vorremmo sacrificare a quattro leggi, che passano e mutano, oggi più spesso e più facilmente d'un tempo, tanto che noi medesimi le disfacciamo anche prima di vederle cadere in disuso per virtù di costumi? No, no, viviamo, Gisella, ed amiamo; il resto è nulla, nulla, davanti all'amore, a questa sublime visione dell'eternit
Fatelo, dottore, perchè e' vogliono renderci dei lions; e voi sapete che noi amiamo traversare il mondo senza rumore. Il dì seguente, il dottore venne per la sua visita di congedo, e non trovò nulla ad aggiungere, nè a cangiare alle istruzioni della vigilia.
Sant'Aubert nulla dicea. Emilia vide cadere una lagrima sulla mano cui stringeva tra le proprie. Indovinonne ben essa il pensiero; anche il suo era corso alla pietosa memoria della genitrice. Ma Sant'Aubert, rianimandola: «Oh sì,» disse reprimendo un sospiro, «la memoria di quelli che noi amiamo, di un tempo trascorso per sempre, gli è in questo istante che si posa sulle anime nostre!
Ma la costanza del mio amore, l'ostinazione dell'anima e la puritá della mia fede, con la quale sommamente l'osservo e riverisco, parmi che suppliscano all'oltraggio della fortuna, e me ne rendono degna. Ma io dubito che m'ami da scherzo e mi burli da dovero, poiché in tanto tempo che ci amiamo, non ha trovato modo di liberarmi da un vil ruffiano, da un abisso di oscuritá dove sepelita mi trovo.
Non capisci che rifuggo dal condurti nella casa dov'ella dorme...? Di che cosa siamo colpevoli, Emilia? rispose Cesare. Quando vivrai dunque per te, senza spettri? Manchi di fede a qualcuno? Sono io legato a qualcuno? Siamo liberi; ci amiamo.... Perchè devi arrossire? E camminando per il chiosco, seguitò concitato: È dunque vero che hai rinunziato a vivere!
Qualche anno dopo la morte della principessa, Cristina, stringendosi al suo cacciatore, che avea sposato, gli diceva, mentre parlavano della loro antica padrona: Gliel'avevo detto che doveva esser mia vittima, che volevo vendicarmi di lei.... Ti ricordi, quando le feci pagare il nostro viaggio, che fu quasi una luna di miele?... Ma essa meritava un castigo: avea troppo tradito: e noi ci amiamo, non è vero, e ci ameremo sempre, per esser più felici....
Ma la ragione vincendo la paura: «Di che ho io a temere?» disse; «se le anime di coloro che amiamo compariscono, non può essere che pel nostro meglio.»
Parola Del Giorno
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