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Aggiornato: 15 maggio 2025


Molti anni dopo, nel 1898, quando l'editore Niccolò Giannotta di Catania gli propose di iniziare con questi tre scritti riuniti in un volumetto la sua piccola Biblioteca popolare contemporanea, il De Amicis avvertiva: «Rilessi, prima d'acconsentire, gli scritti, che avevo in parte dimenticati, e, rileggendoli, mi venne spesso sulle labbra un sorriso, che non era certo di compiacenza letteraria, e mi prese più volte un senso di tristezza, come accade sempre a chi si richiama alla memoria speranze alle quali non corrispose la vita ed entusiasmi su cui passò un'onda di nuovi affetti e di nuove idee. Acconsentii nondimeno alla pubblicazione di queste pagine perchè penso che la descrizione degli effetti intimi ed immediati prodotti da certi avvenimenti storici nell'animo d'un testimonio oculare non debba riuscire indifferente inutile ai giovani della generazione che quegli avvenimenti non vide; perchè l'affetto e la reverenza che sono espressi in questi scritti per le tre grandi citt

La gioia e il dolore ci trasformano e si contendono bizzarramente il dominio dello spirito. Alla sera volle lo accompagnassi dalla contessa. Da qualche giorno io l'aveva trascurata; però acconsentii volentieri. Clelia e il generale vennero anch'essi.

Che sino all'arrivo del conte a Milano ignorò la sua origine, e che non sapeva esser io la duchessa dell'Isola... perchè altrimenti mai si sarebbe indotto a reclamare. Dunque gli preme la vostra stima? Per questo volle vedermi, ed io acconsentii a riceverlo, perchè volevo chiedergli ciò che chiesi invano a voi.... Ed ei promise? domandò il duca con sanguinosa ironia.

Se acconsentii a vedervi, fu, gi

Io mi sentivo sempre più spostata in mezzo a quella confusione di insolenti, di facchini, di screanzati, di corde, di tele, di stracci, di lumi, di urli, di diavolerie d'ogni specie. »Sicchè fu Rosilde stessa a consigliarmi di rimanere in casa. Ed io acconsentii di buon grado. »Ma anche l

Abbreviamo questo racconto che non può interessare alcuno. Per non svenire dallo spasimo mentre mi portavano di peso su per il pendio della strada, misi il labbro inferiore fra i denti e lo perforai senza accorgermene: fui trasportato nella casa più vicina. Il medico di Riolo, un amico, accorse prontamente e non constatò che una forte contusione al ginocchio, che parve impressionarlo: il mio compagno, prevedendo che il racconto della caduta sarebbe giunto a Casola spaventando sinistramente i nostri genitori, mi consigliò di ritornare alla villa invece di discendere a Faenza. Acconsentii. Il medico del villaggio giudicando la cosa leggiera non volle mettere ghiaccio sanguisughe sul ginocchio: al mattino una sinovite enorme era gi

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