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Aggiornato: 15 giugno 2025


Amen! rispose don Fulgenzio, uscendo col parroco dal salottino. E il visconte rimase solo a pavoneggiarsi nel suo abbigliamento da abate, in preda ad una esaltazione di ilarit

L'Illustrissimo continuava a tacere; il prete credè allora di poter rompere il silenzio pel primo. Non so veramente, s'io abbia l'onore d'essere riconosciuto da lei, signore. La conosco, signor abate... di nome almeno: freddo freddo rispose il patrizio, pigliando da una scatolina d'avorio e ponendosi in bocca non so che pastiglie gommose.

Goccelino, cui l'imperatore in persona aveva armato cavaliere, restò. Non che lo rattenesse vaghezza del paese d'Italia, ma perchè il suo cuore non batteva più libero. Ah! sclama la principessa di Salerno parimenti alla mensa con le sue dame, supponevamo bene noi che la storia doveva andare a finire così. Tirate avanti, bravo abate.

Non voglio alcuno nel mio appartamento, soggiunse Rosina; dite a chiunque sia che io dormo. Farò come vi aggrada; ma il vecchio padre abate Gonsalvo.... Il padre abate? sclamò Rosina con vivacit

Ma la dama, vibrandogli un'occhiata di fuoco, gli tagliò la parola: Come parla, signor abate? le pare? mettere in dubbio il buon proposito di questa brava giovine?.... Il cielo glielo perdoni! Il prete non ardì aggiunger sillaba; e facendo spalla alla porta strisciò una riverenza, e lasciò che la contessa e la giovine gli passassero innanzi. Alla Teresa mancò la forza di accompagnarle.

Il ferito Cacanastri stava sul punto di esalare l'anima impura sopra un letticciuolo dello spedale di Sant'Antonio. Un confessore ascoltava la lunga storia de' suoi delitti e peccati, e questo ministro di Dio era quell'istesso padre abate che noi vedemmo poco fa presso Rosina. E come ciò? Ecco come.

Noi siam di voglia a muoverci pieni, che restar non potem; però perdona, se villania nostra giustizia tieni. Io fui abate in San Zeno a Verona sotto lo ’mperio del buon Barbarossa, di cui dolente ancor Milan ragiona. E tale ha gi

E, fra gli altri, el Belo, a cui la mercé del signore Francesco Orsino de Aragona abate de Farfa gli ha donato possessione e campi: di sorte ch'egli, per quello ch'io ne intendo, l'ha fatto ritornare ai studi da' quali, per essere poco pregiati appresso dei piú, allontanato se n'era. RUFINO. Ed io l'ho inteso molto da molti lodare; ma un fiore non fa primavera.

Per uscir d'imbarazzo, e nascondere il suo turbamento, questa sclamò di un accento gioioso: Ebbene, signore abate, vi siete dunque fermato a mezza via del vostro vescovato? Che disgrazia! promettevate un così santo vescovo! Il nostro caro zio, il cardinale, ne sarebbe immagrito di un quarto di tonnellata per gelosia.

Un altro abate in quel tempo faceva la critica delle opere e dei balli anche nella Gazzetta di Firenze. Così le prime donne e le prime ballerine godevano il privilegio di aver il loro panegirico dalle stesse penne che scrivevano quelli delle Sante, delle Vergini più immacolate.

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