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Aggiornato: 17 giugno 2025


Spigoliamo, adunque, nel largo campo aperto dal bando del 1775; ma nel far ciò, asteniamoci dal manifestare qualunque osservazione possa affacciarsi alla nostra mente. Le osservazioni sarebbero molte, e ci distrarrebbero dall’argomento.

Quando (26 luglio 1775) la Principessa Giulia d’Avalos, moglie del Vicerè Marcantonio Colonna di Stigliano, visitò il Monastero di S.a M.a delle Vergini, Badessa la veneranda Marianna Notarbartolo dei Principi di Sciara, e si fece (giova avvertire che questa donna non era la prima del suo casato in quel pio luogo, perchè, per tradizione, le famiglie facevano di generazione in generazione entrare le loro figliuole sempre nei medesimi monasteri), come dicevasi fin d’allora, «della scelta musica», tre riscossero sinceri applausi: suor M.a Fede, suor M.a Carit

«L’ufficio di Senatore per regio dispaccio del 12 Maggio 1775, deve conferirsi ai primogeniti e secondogeniti di famiglie magnatizie, titoli e feudatari con vassalli e tutt’altri nobili, ed atti a tale ufficio, ma con condizione che non usino il titolo di Eccellenza abusivamente fin qui preso, che compete al solo Pretore. La carica di Senatore sar

E gli arsenalotti, intorno all'anno 1775, ascendevano ancora a più di duemila, suddivisi in squadre comandate da appositi capi detti proti, sotto-proti o capi d'opera, tutti vestiti con abiti talari .

Ciò nondimeno, dodici anni dopo, la riforma non era ancora del tutto attuata tra le file dell'esercito veneto. Fino dal 1775 il Savio alla scrittura e l'Inquisitore ai rolli, concordi, deploravano in Collegio e presso il Principe le tristissime condizioni in cui versavano le artiglierie e le armi portatili, alle cui deficienze non era più in grado di porre rimedio il vetusto Arsenale di Venezia.

Ci si consenta di tornare un poco indietro per osservare che la soppressione dei Gesuiti aiutò lo sviluppo dello insegnamento privato. Tra le scuole più note d’allora ce n’era una nel quartiere di Ballarò. Nel giorno che inaugurossi la nuova Biblioteca senatoriale (25 apr. 1775), il Vicerè volle entrare nella vicina chiesa di S. Michele Arcangelo per ricevere la benedizione. «Quivi fecero una vaga, deliziosa mostra li scolarelli di G. B. Romano, pedante, prete, che teneva scuola presso la detta chiesa, quali vestiti da soldati con armi e bandiere, formando uno squadrone di battaglia, fecero corte ed onore al Principe: e la banda degli strumentisti di questa truppa di ragazzetti accrebbe il brio e lo spirito di questa festa»⁴³². Immaginiamo la gioia del p. Romano a questa funzione militare, e come dev’essere stato felice quando il Vicerè Marcantonio Colonna gli avr

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