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Chi avrebbe potuto armare l'idea? Il Piemonte e la Casa Sabauda! Quel principato italiano doveva trasformarsi in principato Nazionale; la monarchia dovea farsi rivoluzionaria; i repubblicani unitari dovean persuadersi che la monarchia di Savoia aveva fede, forza e valore; e la monarchia si pose allo esperimento dei fatti.

Noi eravamo repubblicani per antica fede fondata su ciò che abbiam detto più volte e che ridiremo; ma innanzi tutto, per ciò che tocca l'Italia, perchè eravamo unitarî, perchè volevamo che la patria nostra fosse nazione. La fede ci faceva pazienti: il trionfo del principio nel quale eravamo e siamo credenti è certo, che l'affrettarsi non monta. Per decreto di provvidenza, splendidissimo nella progressione storica dell'umanit

Il Comitato Nazionale prometteva di sciogliersi davanti al Governo d'insurrezione: la nostra missione era quella d'agevolare l'insurrezione, non di dirigerla. E davanti al Concilio della Nazione, il Governo d'insurrezione dovea render conto, sciogliersi, o portar la testa sul palco. Norme siffatte, accettate, predicate, radicate per tutto quanto il partito, bastavano per sole a spegnere ogni pericolo d'usurpazione; ma s'altre, più positivamente proteggitrici, fossero state credute necessarie per quel primo periodo, il popolo le avrebbe architettate e sancite. Quanto ai cento problemi dell'avvenire, noi collettivamente, non dovevamo occuparcene; ed era debito del Comitato educare, coll'esempio, gli animi a fidare nel senno, raccolto in Assemblea, del paese. Solamente, poi che senza tradir la nazione non potevamo non dirci unitarî, aggiungevamo che l'unit

Valerio è una delle migliori anime ch'io mi conosca in Torino; ma minaccia da molto di cadere in quella politica sentimentale creata da taluno fra i neo-cattolici, che perdona tutto, spera tutto da tutti, abbraccia re, popoli, federalisti, unitari, e intende che la risurrezione d'Italia si compia in Arcadia. Il titolo stesso è arcadico. Concordia? Tra chi?. . . . . . »

Quando nei primi anni della gioventù, irritati delle basse tirannidi che s'esercitavano nelle scuole di tutta Italia a mortificare gl'ingegni o a nudrirli di misantropia, frementi una patria che nessuna contrada Italiana ci offriva, ma senza pur sospettare che il fremito individuale potesse convenirsi in azione, ponemmo il pensiero all'Italia, fummo unitari. Vergini di studiata scienza, liberi d'ogni servitù di sistema, insofferenti delle lunghe disamine e delle applicazioni pazienti, il vero stava per noi nella prima idea che ci balzasse improvvisa davanti, grande, vasta, solenne, raggiante di poesia, di potenza e d'amore e questa idea ci s'affacciava nell'Italia una, ricinta dall'alpi e dal mare; in una parola di volont

Siamo unitarî e staremo. Troppe cose si contengono in questo simbolo d'unit