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Il giudice processante lanciò sulla carta uno sguardo, con cui si assicurò ben bene dell'autenticit

Sta per incominciare la seduta. Non posso. Così disse monsignore; poi parve che gli sopravvenisse un pensiero, che gli fece mutare risoluzione. Fe' cenno all'usciere di ristare; si accomiatò dal giudice processante e dall'avvocato, e si avviò verso la sala delle udienze private. Una vecchia lo aspettava infatti.

Il giudice processante fece tre o quattro reverenze profonde, dicendo: M'inchino umilmente all'eccellentissima signora principessa. Come sta la sua preziosissima salute? Sto bene, rispose freddamente la principessa. Poi volgendosi a Leoni: Come va, signor avvocato? gli disse con amabile sorriso. Grazie, principessa. Sedete, signori. La signora sedette; i due uomini l'imitarono.

Tale fu la direzione che Marini diede alla sua relazione processuale, contorcendo i fatti e ravvolgendoli in ambagi cavillose. Non tardò il processante a ricevere i rallegramenti dei monsignori della Sacra Consulta, e una ricompensa più gradita, che fu una croce dell'ordine Piano, che lo elevava al grado di cavaliere.

L'uno era il giudice processante Marini, vera figura da inquisitore in abito secolare; lungo, scarno, occhi grifagni, naso adunco, bocca che si spalancava in modo spaventoso, dita lunghe, sottili, artigliate. Era qualche cosa di mezzo fra l'uomo e l'avoltojo.

Il giudice processante. Erano pochi minuti dacchè Lucia Monti aveva lasciato il palazzo di monsignor Pagni quando si presentò nelle anticamere del prelato il giudice processante Marini, chiedendo udienza. Gli fu risposto che monsignore per quella mattina non voleva ricevere nessuno.

Il prelato suonò un campanello, e al servo che si presentò sulla porta, ordinò: La mia carrozza. Monsignore la riverisco, disse allora il processante, baciando la mano al prelato con un centunesimo inchino. La saluto, rispose seccamente monsignore. Poi, mentre Marini se ne andava, camminando a ritroso come i gamberi, soggiunse: Aspetti! Il giudice si fermò in tronco.

In tale bisogna, s'impiegò lo zelo e l'acume del giudice Marini, uomo rotto a tutte le arti sottili del processante pontificio, e che aveva data tanta prova del suo valore in quel medesimo processo.

Era ormai cosa evidente per il giudice processante. L'avvocato e la principessa avevano pregato l'eminentissimo Baldoni, perchè chiedesse al Papa la grazia dei due condannati a morte, ed esso aveva acconsentito.

Tognetti, niente spaventato dal volto arcigno, dai biechi sguardi, dalle fiere parole del processante, volendo almeno vendicarsi collo scherno, che è l'ultima sfida dei vinti, si mise a ridere, e disse: Queste sono tutte bugie: ed io non credo un'acca di quanto mi dite. Nessuno de' miei compagni è capace di un simile tradimento.