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Avrebbe dovuto aver la smania, se non altro, di saper tutto; di sentire le sue giustificazioni, le sue discolpe, per uscire dall'incertezza, per perdonarla o per strangolarla! Che pantalone! Il signor Daniele, invece, questa curiosit

Benedetto te e i tuoi burattini! disse l'Ernestina facendo il broncio. Non capisco come ci si possa divertire a vedere dei fantocci di legno, che si muovono tutti d'un pezzo e ripetono sempre le medesime cose! Florindo discorre con Rosaura, Pantalone giunge all'improvviso, con un gran bastone in mano, si empie la scena di soldatini e tutto va a finire in legnate e in urli! Bel gusto!

È arrivata molta posta per lei! annunziò il Salapolli, il quale non aveva capito niente. Andiamo in biblioteca, e così vedremo! rispose Bruno. Consegnò il cappello e la pelliccia al domestico, e precedette il Salapolli nella biblioteca, a pian terreno. E camminandogli innanzi, seguitò Che vuoi, Pantalone mio? I bei ragazzi trovano le fate all'angolo della strada.

E la signora Maddalena, chiusa nella sua camera, sospirava. A un tratto si alzò e si accostò all'uscio, per udire. Ecco, non ci sono io, e chiudono il negozio mezz'ora prima. La sua inquietudine cresceva. Il momento era critico. Quel pantalone di Daniele fosse almeno prudente cogli sconti! Dice sempre di a tutto al mondo! E la corrispondenza?

Perchè scrivere un poema con un preconcetto? perchè voler che esso dica la gioia e la speranza?... Dica ciò che sente! La penna stilla amaro? E lei scriva amaro! La penna stilla dolce? E lei scriva dolce.... In ogni modo, non scriva falso...! È il grande precetto oraziano. Ah, caro Pantalone! esclamò Bruno. Se versassi in un libro met

Non disse nulla, ma andando incontro a Bruno, nel vestibolo, non potè non notare un'espressione di gioia nervosa, di soddisfazione mal contenuta ch'era in ogni gesto di lui e che gli faceva rilucere stranamente lo sguardo. Ah, ah, Pantalone! esclamò il giovane ridendo. Mi avrai aspettato per un bel po', non è vero?... Che vuoi? Sono stato rapito, in un turbine di neve, da una fata bianca!

Correva la gente!... Si fermava sulla porta! e tutto contro di me!... Addosso a me! Tutto sulle mie spalle! Io sono un Pantalone, un cretino della Val d'Aosta, un rimbambito; tu un malvivente da rinchiudere fra i correggendi. Perché non mi hai confessato tutto?... Devo condurti a Genova io stesso, subito, e imbarcarti. Non più col Rosasco, con un altro. Non si sa chi; ha telegrafato la mamma.

Volevo dire che bisogna andar piano coi biglietti da cinquecento lire. La signora contessa.... , la signora contessa spende molto, getta i denari dalla finestra, se li fa mangiar da tutti.... Me lo hai fatto comprendere mille volte, caro Pantalone.... Ma oggi, proprio oggi che sono felice e ho ritrovato la mia Nicla, proprio oggi vuoi ch'io lesini con una donna che mi ha amato?

Per quella figura e per quella barba e per la saviezza facile con cui aveva condotto sempre la sua esistenza, Bruno lo chiamava qualche volta Pantalone. Aveva trascinato seco, partendo da Parigi, la biblioteca raccolta coi più duri sacrifici; e da Parigi a Roma, e da Roma a Milano non l'aveva mai abbandonata.

I discendenti del maggior Consiglio andavano in maschera da pagliacci, un erede di Marco Polo era vestito da Pantalone, e un pronipote di Gasparo Gozzi indossava l’abito appezzato dell’Arlecchino, i Signori di notte suonavano nelle orchestre dei teatri, e i Savi erano diventati matti. In ogni relazione introduceva degli aneddoti piccanti, e delle biografie piene di brio.