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Percorsero sulla Via Dogana per forse duecento metri, poi deviarono a sinistra per una stradella, entrando nel bosco delle «Piane di Meleta,» e si fermarono a riposarsi all'ombra di una quercia. Era questo il luogo nel quale aveva dato convegno Pietro Gaggioli. E infatti l'infaticabile Giccamo era al suo posto. Si chiama la localit

Giunsero subito dopo in baroccino Pietro Gaggioli e Paolo Azzarrini per prendere gli ultimi accordi circa all'imbarco, onde avanti di procedere oltre è necessario spiegare quanto fu fatto su tal proposito da Pietro Gaggioli che col provvedere l'imbarco ha avuta una parte così interessante nel salvamento di Garibaldi.

Partì dunque Angiolo Guelfi dal Morbo nelle prime ore del 29, ed arrivò a Massa circa alle 8. Fece subito ricerca dei due fratelli Giulio e Riccardo Lapini, e di Pietro Gaggioli detto Giccamo. Trovò i Lapini, giovani animosi e caldi patriotti, pronti ad assumere la parte loro, di scortare cioè i profughi a traverso il territorio di Massa fino alla Casa Guelfi, ma non potè trovare il Gaggioli, sceso a Follonica per affari suoi. Era intenzione del Guelfi, quando partì dal Morbo, di prendere gli accordi opportuni coi Lapini e col Gaggioli, e ritornare poi subito donde era venuto, sempre per non destare colla sua presenza sospetti nei luoghi pei quali doveva passare Garibaldi. Ma la inopinata mancanza di Giccamo gli fece fare di necessit

In questo tempo l'Ornani tornava dalla sua escursione senza aver veduta la barca; aveva percorsi tre chilometri insieme al Gaggioli attraverso alla macchia foltissima della scogliera, e arrivati alla fonte detta di San Supero, trafelati dalla stanchezza, e dal sole cocente, si erano dissetati, poi il Gaggioli, rifinito dalla fatica, sentì di non potere rifare il cammino, e incaricato l'Ornani dei suoi saluti al Generale e al compagno, aveva ripresa la via di Follonica. Si affacciò l'Ornani al lido di Cala Martina, e vide la barca che gi

E non poteva fare altrimenti. La salvezza del Generale e del compagno suo dipendeva dal trovare chi si assumesse l'incarico di traversare coi due profughi il mare dalla spiaggia tirrena alla ligure, e questo non poteva trovarsi che da Giccamo per la sua professione sempre in rapporto con uomini di mare. Era Pietro Gaggioli, detto Giccamo, onesto commerciante e buon patriotta di Follonica, e per di più deferentissimo ad Angiolo Guelfi per antica amicizia. Necessario quindi che il Guelfi parlasse in persona al Gaggioli, il quale si sarebbe piegato a fare per lui quello che non avrebbe fatto per altri. Partì infatti il Guelfi per Follonica la mattina stessa del 29, ed ebbe la fortuna d'incontrare Giccamo per via al Ponte della Pecora di ritorno a Massa insieme a suo figlio. Restò lietamente sorpreso il buon Giccamo dell'incontro inopinato di Angiolo Guelfi che non soleva mai tornare in quei luoghi prima del Novembre, e scesi ambedue dai loro baroccini si strinsero a colloquio sul margine della via. Espose il Guelfi la causa della sua gita in Maremma, e pregò l'amico quanto più caldamente potè a non tralasciare una circostanza così inattesa di giovare alla causa della libert