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Alle prime scaramucce nessuno de' due avversari perdette un palmo di terreno; la giovine non ardiva ancora di servirsi di tutte le sue armi: ma a poco a poco gli assalti cominciarono a farsi più vigorosi e più incalzanti. Furlani non ne aveva la meglio: però l'amor proprio non gliene faceva accorgere; prendeva gusto anzi a quel gioco.

Il sole cadeva dietro gli alti colli, quando la grossa signora mise un lungo sospiro, e s'alzò in tre tempi: era l'ora solita della passeggiata. Ci accompagnate? domandò al Furlani. Con tanto piacere, signora, questi rispose inchinandosi. Lia, figliuola mia, vieni a metterti il cappellino dunque. E la signora uscì, seguita dalla fanciulla che vicino all'uscio si voltò due volte. Furlani sedette.

Furlani balbettò, si fece rosso, e finì con acconsentire a restar ancora qualche giorno. Intanto in Serafina cresceva l'amore per i fiori. Mario per due giorni non s'affacciò alla finestra: il terzo sentì de' sassolini battere sull'imposta socchiusa. Provò un rimescolio in tutta la persona, corse ad affacciarsi, e vide Serafina mentr'era per lanciare un altro sassolino.

Furlani aggrottò le sopracciglia; un leggiero sorriso gli sfiorò appena le labbra, ma non rispose. Era la prima volta che Serafina alludeva alla signorina Ascenti, e ciò turbò Mario, lo fece soffrire realmente. Rientrò in stesso: aveva fatto male a mettersi in quell'imbroglio, a lasciar che le cose arrivassero a un tal punto.... dove si sarebbe andato a parare seguitando così?

Una sera desinavano in famiglia: marzo, per l'imposte aperte del terrazzo, metteva nella stanza una profumata tiepidezza di primavera. Parlavano dell'imminente villeggiatura. Vuoi farci un regalone? disse Striati al cavaliere Mario Furlani che gli stava seduto dirimpetto; vieni in campagna con noi. Mario dette una rapida occhiata a Serafina.

Senti, disse voltando il capo bruscamente verso il marito, se credi realmente che sia per causa mia che il tuo amico non viene.... scrivigli; ti prometto che farò la pace con lui. E s'allontanò con la sua solita risatina rapida e squillante. Egli l'accompagnò con uno sguardo pieno d'amore, poi chinò il volto sulla carta, su cui la penna seguitò a stridere. Cinque o sei giorni dopo arrivò Furlani.

Ma Furlani insistette: disse che affari urgenti.... doveva dar sesto alle cose sue.... prima di pregar l'amico a far la domanda della mano della signorina Ascenti che oramai s'era deciso a sposare.... piuttosto sarebbe ritornato.....

La carrozza entrò nell'atrio del Bellini, e si fermò davanti alla larga scala che conduce a' palchi. Serafina, il cavaliere Mario Furlani.

Furlani la lasciava dire: poi usciva in elogi sperticati sugli uomini che si dedicavano al miglioramento delle proprie condizioni: e sosteneva la tesi con calore, enumerando i vantaggi che ne ricavano l'individuo e la societ