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Altri il busto real d'ostro, che splende Chiaro più tra' Fenici, umil circonda che dal collo in sul ginocchio scende, E d'aurei fregi, e di gran gemme abbonda; Altri l'ostro superbo a cinger prende; Indi la spada, onde di sangue immonda Corse per l'Asia ogni riviera, ed anco Onde Rodi tremò, gli appende al fianco.

Or mentre il suo fratel söavemente Per fatta cagion mena la vita; Ecco caso avvenire, onde repente Sommerse tutti noi pena infinita: Un giorno in Prusia la più nobil gente Ottoman lieto a festeggiare invita, Bramoso d'onorar duci fenici Ch'indi facean cammin come amici.

Ottobre 1876. Gli astri scintillano; l'onda riposa; E sovra il glauco specchio del mare Il raggio tremola d'una pietosa Luce lunare. Da lungi il circolo delle pendici Chiude la baja con braccia immani; Ivi approdarono Libii e Fenici Mori ed Ispani. Le barche dormono presso la rada; Il flutto instabile ne culla il sonno; Ed a fior d'acqua guizzan l'orada La triglia e il tonno.

Cartagine, fondata parecchi secoli prima di Roma, giá colonia de' fenici o poeni di Sidone, giá regno, poi repubblica indipendente, aveva estese le proprie colonie e il dominio in tutta l'Africa occidentale, in Iberia, in Sicilia.

Dai tempi più remoti poi, questo paese, limitrofo tra Gallia e Italia, offrendo i passi alpestri più vicini al mare, fu attraversato e disputato dai popoli più diversi, occupandolo in parte i Fenici, gli Etruschi, i Greci, i Celti, i Romani, i Longobardi, i Saraceni, ecc. Delle epoche storiche più diverse rimangono traccie: le imponenti fortezze neolitiche, costrutte con enormi massi sulle alture di Grasse e del Varo; le rozze incisioni delle Meraviglie, i dolmen, le tombe celtiche e romane, la strada militare che anticamente conduceva dalla Valle della Tinea alle Alpi Cozie, l'altare romano sul Monte Tournairet, le antiche escavazioni della Miniera di Valauria, attribuite ai Saraceni, le numerose e ben conservate rovine medioevali, come il borgo abbandonato di Castelnuovo sopra Nizza, e mille altre vestigia di più civilt

Noi vedemmo questo giá lago italiano sotto a' romani; non forse che questi od altri italiani vi navigassero e mercanteggiassero molto essi stessi; signori, cioè oziosi, in ciò probabilmente come in ogni cosa, si facevan servire di commerci da' greci, da' fenici, dagli egiziani, in ciò antichi.

I greci non conobbero questo istrumento che dopo la guerra di Troia. Plinio ne fa inventori i Fenici, i Tirreni e Pausania menziona Mida re dei Frigi.