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Grandi festeggiamenti furono dati in gloria dell’armata liberatrice e banchetti in cui quei truci corsali mangiarono sotto rami di mirto e di lauro, bevvero in crateri coronati di rose, si asciugarono le mani in chiome di schiave asiatiche, si distesero su tappeti magnifici a piè di fontane che li deliziarono di una pioggia d’acque miste d’aromi. La regina, presa d’amore, allettò L

Ma era scritto lassù che quando egli era lieto non lo fossero egualmente i suoi marinai. Essi avevano veduto con terrore il picco di Teneriffa vomitar fumo e fiamme. Con altrettanto terrore videro quella immensa distesa d’acque, forse la prima che navigatori vedessero, senza certezza di un lido. E un lido non si aspettavano di ritrovare laggiù, sebbene l’almirante assicurasse di doverlo ritrovare a settecento leghe oltre lo stretto di Gibilterra; s’aspettavano invece di veder sorgere dagli abissi i mostri marini che avrebbero capovolte le navi e castigati i temerarii violatori dei segreti dell’Oceano. Quante volte non fu costretto Cristoforo Colombo a chetarli, a fare il suo sermoncino cosmografico a quei rozzi marinai, tentando di persuaderli della vanit

«Le acque sorgive vi sono abbondantissime, e non v’è rione che non abbia le sue fonti, per lo più di marmo, tutte ornate di sculture, tutte d’acque copiosissime».

Questo fiume, o meglio torrente, che sorge nei monti del Pistoiese (a Prunetta) e divide il territorio bolognese da quel di Pistoia, per quanto povero d’acque, verso Bologna ne’ tempi andati dilagavasi tanto, che v’avea formato una isoletta per la quale andò famoso. Perchè è da sapere che fu col

Al piano terreno d’una vecchia villa toscana, in altri tempi costrutta a emulare la magnificenza medicea e la copia d’acque e di cipressi tiburtina, appare una sala rotonda, arieggiante quella dal Sanzio disegnata per Giulio de’ Medici su la pendice del Monte Mario, fatta di due absidi laterali a pilastri e a nicchie, collegate qui dall’architrave d’una larga apertura rettangolare onde si scopre un vestibolo a tre arcate in vista d’un giardino simmetrico.

Nell’interno i cortili marmorei, come li atrii di un re, erano giocondi d’acque vive, di aranci, di statue, di paggi e di cani.

udìi che avesse la freschezza alata di questa voce: aura tra foglie, vena garrula d’acque, musica sognata.... .... Testina bruna e bocca di sorriso, cuore che vivi di felicit