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Il conte Maldengo, segretario dell'ambasciatore d'Alemagna, mi portò stamattina la vostra lettera. In quest'anno dunque è il primo di oggi che nell'animo mio amareggiato spesso, attediato sempre, entrò uno schietto conforto. Davvero che quella lettera fu un grave rimprovero per me che in questi due anni non ho mai saputo trovare il modo di prevenire l'E. V. Ma io non sapevo a quanti piedi d'acqua si stesse veramente alla Corte di Massimiliano d'Austria, per quanto il medesimo protegga apertamente la vostra e la causa di noi tutti, e non sapevo con che cifra si avessero a vergar le lettere da spedirsi col

Il nome di Ledru-Rollin non è nel dispaccio, e Bastide dichiara, a detta dell'ambasciatore, non curarsi della Savoja o di Nizza; la Francia dovere, lietamente o no, concedere ajuto, se chiesto. Ben risplende in quel dispaccio l'arte solita di voi e dei vostri di attribuire senza cagione alcuna agli uomini che vi sono avversi i disegni men buoni.

Benchè gli tenessimo tutti gli occhi addosso, e fosse quella probabilmente la prima volta ch'egli compariva, in carattere ufficiale, davanti a un Ambasciata europea, non mostrò ombra d'imbarazzo. Sorbì lentamente il suo , mangiò dei confetti, parlò nell'orecchio al suo ufficiale, s'aggiustò due o tre volte sul capo il suo turbantino, osservò attentamente tutti i nostri stivali, lasciò indovinare che si seccava; poi si strinse sul petto, accommiatandosi, la mano dell'Ambasciatore, e tornò verso il suo cavallo colla stessa gravit

Passai accanto a Malek e a Saladino, i due cavalli focosi dell'Ambasciatore, inciampai in qualche altra tartaruga e mi fermai davanti alle tende dei servi a piedi. Erano coricati sopra un po' di paglia, senza coperte, l'uno a traverso l'altro; ma dormivan tutti d'un sonno così profondo, che non si sentiva un alito, e parevano morti ammucchiati.

Dopo ventiquattro giorni di vita cittadina, la carovana mi fece l'impressione viva d'uno spettacolo nuovo. Eppure nulla era mutato, eccetto che, in mezzo a noi, accanto a Mohammed Ducali, cavalcava il moro Scellal, il quale, benchè i suoi affari fossero stati accomodati amichevolmente, credeva più prudente ritornare a Tangeri sotto le ali dell'Ambasciatore, che rimanere a Fez sotto quelle del suo Governo. Oltre a ciò, un osservatore acuto avrebbe notato sui nostri visi, se pessimista, un certo dispetto, se ottimista, una certa serenit

No; viene all'accampamento a pigliare un fritto di patate per il desinare dell'Ambasciatore.

Appena arrivato l'Ambasciatore, fu portata la mona e deposta come sempre davanti alla sua tenda, in presenza dell'Intendente, del Caid, dei soldati e dei servi. Mentre eran tutti occupati a far la solita ripartizione, vidi, alzando gli occhi verso la cuba, un uomo di alta statura e d'aspetto strano che scendeva a lunghi passi giù per la china verso l'accampamento. Non c'era da dubitarne: era il romito, il santo, che ci veniva a fare una scena. Non dissi nulla: aspettai. Invece di entrare nell'accampamento, girò infuori, per giungere inaspettato dinanzi alla tenda dell'Ambasciatore. S'avvicinò in punta di piedi. Era una figura sepolcrale, coperta di cenci neri, che metteva schifo e paura. Tutt'a un tratto spiccò la corsa, si cacciò in mezzo a noi, e riconosciuto al vestito l'Ambasciatore, gli si scagliò contro urlando come un ossesso. Ma ebbe appena il tempo d'urlare. Con una rapidit

Gian Giacomo dal giorno della partenza dell'Ambasciatore ducale erasi sempre rimasto tranquillo co' suoi nella propria fortezza di Musso, riputandosi sicuro d'ogni nemica molestia per l'inopia in cui sapeva trovarsi il Duca, e pel rifiuto de' nuovi soccorsi che gli venne riferito essere al medesimo stato fatto dal De-Leyva, e specialmente per la crudezza della sopraggiunta stagione che pareva dovesse frapporre ostacoli insormontabili ad ogni movimento d'armata.

Ci fissò l'un dopo l'altro con uno sguardo profondo e non rispose alle domande dell'Ambasciatore che con parole tronche e sommesse. Una sola volta gli passò un barlume di allegrezza negli occhi; e fu quando l'Ambasciatore gli fece dire che aveva ammirato, nelle cariche della mattina, il suo modo ardito e grazioso di cavalcare; ma non fu che un barlume.

La ragione principale che lo conduceva a Fez era un credito ch'egli aveva col Governo, e sperava, coi buoni uffici dell'ambasciatore, di farsi pagare. Aveva portato con la sua tenda, i servi, le mule. I suoi occhi lasciavan capire che, se avesse potuto, avrebbe portato anche le sue donne; ma su quest'argomento serbava il più rigoroso silenzio.