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Viva la repubblica! 3 giugno 1849. I vostri mariti, i vostri figli, i vostri fratelli combattono il nemico della patria alle mura: voi avete diritto all'amore e alla protezione del paese. Il nemico, che si ritrasse l'altro jeri atterrito davanti agli uomini vostri, ha minacciato oggi colle bombe le vostre case. Voi siete donne romane, non potete impaurirvi ad una minaccia impotente, perchè le nostre truppe terranno il nemico lontano; combatteranno, occorrendo, coi vostri cari alle barricate; ma Roma deve protezione alle vecchie madri, ai fanciulli dei suoi difensori. Il Triumvirato decreta in conseguenza: Che le famiglie popolane, le cui case fossero minacciate dalle bombe o dal cannone, durante l'assedio a cominciar da domani, e occorrendo anche prima, avranno alloggio per cura del governo in case, palazzi o conventi fuori d'ogni pericolo: Che i rappresentanti del popolo in ogni rione riceveranno le domande, ne verificheranno la giustizia, e rilasceranno una carta d'ammissione ai locali, la lista dei quali verr

La meraviglia era stata così forte, che nessuno si era dato pensiero di chiedere chi fosse il compagno del signor Gentili in quella domanda d'ammissione. Ma era pronta alla riscossa la contessina Berta, che si fece innanzi, col suo giovanile candore, e dimandò: C'era anche Adele? Anche Adele; rispose la contessa madre alla contessina figlia.

Perciò, venuto al tandem, s'era chiuso in soffitta a studiare; e all'esame, non che tutti i punti, aveva anco strappata la lode; tanta era stata la battisoffia! Figuratevi dunque la contentezza dello studente, che aveva superato pur mo' la sua prova d'ammissione al corso di legge e aveva davanti a uno spazio abbastanza lungo di libera vita!

Ma, finalmente, le fu mandato anche il certificato d'ammissione all'ospedale, e vennero presto anche du' omini colla barella a prendere l'Agnese. Nel distendere sul lettuccio il misero corpicciuolo della ragazzina, que' due burloni, grossi e tondi, si misero a sorridere: «C'era pericolo che si perdesse nella barella, tanto era piccina

Sfido io; senza zucchero! Fu quello, dopo tutto, un senso fugace del suo palato. Un gran mutamento si operava frattanto in tutto il suo essere. Il sangue scorreva gagliardo nelle arterie; la persona si ergeva snella sul fianco; il viso era fresco e lucente; gli occhi scintillavano; i muscoli tutti brillavano, come fossero molle di acciaio. Intanto, l'ospite suo, la camera, tutti i muti testimoni della sua triste vecchiaia, erano scomparsi. Aveva diciott'anni più meno. E, scambio della chicchera (dov'era andata la chicchera?), il signor Commendatore si trovò fra le mani un pezzo di carta, coi fregi sui margini e un bollo largo tanto, in cui si diceva che il signor Niccolò Ariberti aveva superato il giorno addietro con lode la prova d'ammissione agli studi legali nella universit