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L'altra le si gettò sopra, prendendole con circospezione la testa e coprendole di baci la fronte: Cattiva, cattiva! seguitava, che mi vuole mandare via e mi nega un bacio, mentre io penso sempre a lei. Quest'oggi comando io, voglio che ti alzi per pranzare con noi. A un patto. Quale? Chi era? L'orco, ribattè Tina, ferita al cuore da questa insistenza assurda; e rientrò nella cucina.

Con tremiti, con respiri strozzati a mezzo, inginocchiato accanto al letto, stringeva le mani della morente, fredde e umide, fra le sue che bruciavano, e ne baciava le dita coprendole, difendendole dalla morte, col tepore delle carezze.

Si aspettavano. Ma nessuno gliene parlava, poichè la principessa rizzava il capo, aggrottava le sopracciglia e tutta la sua fisonomia si chiudeva, s'induriva nello sdegno. Però anche in questi momenti, la bocca rimaneva fresca, viva, divina. Vi ricordate? Aveva quel bellissimo difetto del labbro superiore un po' corto, quasi tirato in mezzo, graziosamente, infantilmente sollevato, lasciando un po' vedere i denti. Non si comprendeva bene il disegno della bocca, ma sembrava purissimo, di un rosso garofanato, tutto vivace, tutto rigoglioso come un fiore pieno di vita. Ebbene, vi era anche questo di bizzarro: che quando la principessa guardava col suo sguardo freddo e laminoso, con lo sguardo diritto ed orgoglioso, allora le labbra si ammorbidivano nel sorriso e quando il suo sguardo si faceva dolce, vagabondando come in cerca d'immagini, allora la bocca non sorrideva più. Singolare e perenne contraddizione fra la parte superiore e la inferiore del volto. Veniva voglia di baciarle le labbra, coprendole con la mano gli occhi o si provava il desiderio di guardarla sino nell'anima, nascondendole la bocca. Ma nessuno ancora aveva osato esprimere questi audaci desiderii. Nascevano gli amori, ma non trovavano la forma per manifestarsi. Non si conosceva ancora troppo bene la principessa: e troppo i suoi lineamenti si urtavano fra loro, nella espressione. Lei aveva il mento energico, che le allungava il volto e dava un pensiero a tutta la fisonomia: quel mento l