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Cocle terminava il suo asciolvere quando il suo amico ed associato Don Domenico Taffa fu introdotto da lui. Erano della medesima provincia e terra, si conoscevano dacchè il vescovo non era che semplice novizio, ed il capo di dipartimento un povero soprannumero con cinquanta lire l'anno per tutto soldo. Don Domenico piegò il ginocchio innanzi al vescovo e gli baciò la mano.

L'ho detto: Don Diego era stato arrestato alla dimanda di monsignor Cocle. Don Domenico Taffa vedendo i suoi progetti rovesciati, aveva dato a credere al confessore patentato di Sua Maest

Ebbene, dei sei mila ducati, tre mila a monsignor Cocle, due mila a Sua Eccellenza, il mio ministro, e mille per il vostro umilissimo servitore. Gli è per un boccone di pane! E' mi rubano, quei briganti tonsurati. Almeno se mi lasciassero le mani libere! Se quei maledetti vescovi morissero almeno presto! Ora i miei superiori cominciano perfino a trovare la mia mercanzia un cotal poco punticcia.

Monsignor Cocle, perdio! che vede pertanto delle belle dame alla corte e passa al bucato la coscienza del re e della regina.... sissignore! egli si è impaniato in quella moresca butterata... Che specie di femmina è dunque codesta piccola Passaro? domandò Don Diego, intrigato perchè colui parlasse di codesto, e così liberamente, con lui, cui punto non conosceva. Ma l'è di lei che io parlo.

Il re, obbediente come un fanciullo, andò ad inginocchiarsi ad un inginocchiatoio in un angolo del salone, e Don Domenico Taffa s'inginocchiò ai piedi del vescovo. Ascolta, disse monsignor Cocle a voce bassa. Tu sei uno scellerato affezionato, ed io ti parlerò con tutta franchezza, come sempre, poichè tu conosci tutti gli affari miei.

La controrivoluzione aveva per capo il conte di Altamura, evaso di prigione e residente ora alla Corte sotto il nome di cavaliere Spada. La regina Teresa inspirava questo partito di cui facevano parte monsignor Cocle, monsignor Laudisio, mons.

Questo aspetto marziale ed apostolico aveva sedotto un re marziale e devoto. Monsignor Cocle faceva il ménage della coscienza reale con magnanimit

È uscito, rispose il frate portinaio. Ha passata la notte qui? . Al palazzo reale, gridò Don Domenico al cocchiere, risalendo in vettura. Monsignor Cocle aveva tre domicili. Il domicilio di ostentazione, nel suo convento, a San Pasquale ad Aram a l'Infrascata, perchè egli era zoccolante. Il domicilio utile, alla Corte, perchè egli era confessore del re.

Levandosi alle sette all'indomani, si era tagliuzzato radendosi, aveva trovato Antoniella noiosa e seccante, il cioccolatte troppo denso, la camicia male amidata, gli stivali poco lucidi, aveva mandato tutti al diavolo ed era uscito alle nove, in carrozza, gittando per indirizzo al cocchiere: A S. Pasquale ad Aram. Arrivando al convento dei cappuccini aveva chiesto di monsignor Cocle.

«Le persone di spirito sopprimono i preamboli: esse s'intendono di una parola. Io non vi scriverò dunque che questa parola: io sono stato fulmineamente colpito di amore per la signorina vostra sorella. Ve la dimando in matrimonio. Voi conoscete la mia posizione. Il mio ministro, e S. Ecc. Reverendissima, mons. Cocle, assisteranno al contratto. Io non voglio dote. Io m'incarico della felicit